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384 PARTE SECONDA se aveva conoscenza d’un Gerone Sasso che, per quello che per tutta la città sonava, era un famoso ribaldo e tra l’altre sue sce- leratezze aveva fama che in cuocer ed affinar veleni era senza pari. Era ancor publica voce che volendo provar una composizione che fatta aveva di certo veleno, che l'esperimento in una sua fantesca, che più di venti anni era servente in casa di lui stata, la quale in breve spazio mori. Io mi trovai un di present che un gran signore gli disse: — Gerone, tu desti pu. quella volta un bon salario a la tua fante che tanti anni t’aveva servito, quando con quattro gocciole d’acqua che tu stilli la mandasti a l’altro mondo. — Non ardi il manigoldo a negarlo, ma sogghignando faceva vista di burlare. Ma torniamo al greco, il quale a Cinzia rispose che lo conosceva familiarmente. — Vorrò — soggiunse ella — un servigio da te, e quando sarà tempo te lo richiederò. — Pensò Cinzia dopoi non voler usar più l’opera del greco, perché era troppo domestico di Camillo, e sovvenutole poi di Mario Organiero ch’aveva fama anco ei di cuocere e distillare acque mortifere, le quali in due o tre giorni, senza segno esteriore, a berne nel vino o in altro modo, ammazzavano chi ne beveva, a lui deliberò ricorrere. E perché Mario era suo amico, ella gli scrisse un bollettino, fingendo certe sue favole, che astretta da un gentiluomo era sforzata pregarlo che le volesse dare un cucchiaro de la sua acqua, affermandoli che la cosa sarebbe segretissima e che di questo ella ne guadagnava cinquanta scudi d’oro. Sapeva Mario che Camillo s’era levato da la pratica di Cinzia e, veduto la lettera di quella, dubitò che ella forse avvelenar lo volesse; il perché trovatolo gli disse: — Io non so chi abbia persuaso né dato ad intendere a Cinzia che io distilli acque velenose, non essendo mio mestiero. Né anco vorrei sa- perlo fare! Che Dio da simile sceleraggine mi guardi. Ma perché io mi diletto di cuocere e distillar acque odorifere e far degli ogli odorali ecomponere lisci e belletti per donne, alcuni m’hanno data questa mala fama. Che Dio tanto faccia lor tristi quanto 1 desidero io esser buono. Ora vedi ciò che Cinzia mi scrive, ché se ella volesse altra acqua che velenosa, non accaderebbe che mi dicesse d’esser segreta e che ne guadagnerà cinquanta scudi. —