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36S PARTE SECONDA Finita questa lettera, per un servidore a Cinzia la mandò. Ella avuta che l’ebbe e con infinito dolore letta, di tal maniera per buono spazio restò stordita che più tosto a statua di marmo che a donna viva rassembrava; poi ricordandosi de le parole de la balia, subito s’imaginò che quanto Camillo le scriveva tutto era per opera di quella, e che d’altri non intendeva se non di Giulio. E quello mandato a dimandare, tutta piena di lagrime e di sospiri l’attendeva che venisse. Andò a lei Giulio e, trovatola cosi di mala voglia, le domandò la cagione de la presente sua mala contentezza. Ella alora gli mostrò quanto Camillo scritto le aveva/ Giulio da non pensata e grave ferita offeso, poi che buona pezza stette sovra di sé, celando più che poteva l’interna ed infinita pena che di questa calunnia sentiva, dopo alcuni ragionamenti, avendosi l’un l’altro detto ciò che la balia dinanzi separatamente aveva ragionato con loro, concorsero in questa openione, che ella fosse stata l’inventrice del tutto e con sue favole avesse fatto credere a Camillo ciò che non era. Poi con buone parole consolatala a la meglio che puoté ed affermandole che la verità a la fine sarebbe conosciuta, da lei si parti ed andò a trovar un suo amico, che anco era molto domestico e familiare di Camillo e si chiamava Delio. E quello trovato che alcune lettere scriv< dopo l’usitate salutazioni gli disse: — Io so, Delio mio, che tu ti meravigli de la mia venuta cosi a buon’ora, non essendo ancora il sole a pena spuntato fuori d’oriente. Ma molto più ti meravi- glierai quando ti dirò la cagione del mio venire. Tu sai l’amicizia che è tra Camillo e me, né bisogna che io te ne informi, perciò che tu chiaramente hai in molte cose veduto che io da lui a’miei fratelli carnali'non faccio differenza, perché certamen io l’amo come la vita mia propria. So anco che conosci quanto a mal mio grado, essendo io nodrito in corte di Roma e avendo fatto lunga dimora a le corti de la Francia e de la Spagna e praticato in molti luoghi di quei regni, io me ne stia in questa mia patria, ov’è un viver molto alieno da la mia natura e da la maniera del conversar dei luoghi ov’io son creato e lungo tempo vivuto. Per questo mi vedi di rado aver pratica con questi cittadini, perché niente tengono del cortegiano ed il viver loro è molto