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NOVELLA XI. 355 gentil compagnia, per via di diporto, in un amenissimo giardino, sotto un pergolato d’odoriferi gelsomini, a sedere su la minuta, verde e fresca erbetta, dipinta da mille varietà di vaghi e odoriferi fiori, dove erano alcune cortesi e valorose donne ed alquanti costumati e vertuosi giovini, dopo molti ragionamenti s’entrò a metter in campo il parlar d’amore, come soave e dolcissimo condimento di tutti i parlari che tra liete brigate si fanno. Quivi essendo messer Luca Valenzano, uomo di buone lettere e ne le compagnie lieto e festevole e dicitore soavissimo, fu da alcuni pregato, se aveva cosa veruna per le mani che loro devesse porger diletto, a fine che il tempo piacevolmente si passasse, la volesse dire, ligli che cortese era e gran servidore di donne, narrò un pietoso caso che non molto innanzi era avvenuto. Piacque assai a tutti, per quello che mostrarono, il favellare del Valenzano, e tutti insiememente m’astrinsero a volerlo scrivere ed al numero de l’altre mie novelle porre; il perché tale qual fu la cosa narrata, l’ho io a parte per parte scritta. Ora volendo io le mie sparse novelle ridur in uno per metterle l’ultima mano, ho trovata questa, e devendo con l’altre esser veduta e letta, m’è paruto necessario non la mandar fuori senza il suo scudo tutelare, come a tutte l’altre dar soglio, a ciò che contra questi critici riprensori e fieri morditori de le cose altrui si possa coprire. È bene perciò vero che se per mio conseglio si reggerà, ella e l’altre compagne- non si lasceranno vedere a patto nessuno a questi che cosi hanno domate e sottoposte le loro passioni ed in modo macerati e vinti gli appetiti, come si fanno a credere, che vanamente si gloriano non far cosa alcuna senza governo de la ragione, e che il senso non ha parte ne l'azioni loro. Questi tali voglio io che le mie novelle schifino come il morbo e le lascino stare a tutto lor potere, imperò che elle sarebbero schernite ed io senza fine biasimato e sciocco tenuto. Ma elle anderanno solamente ne le mani di quegli uomini e di quelle donne che, essendo di carne umana, non stimano esser loro tanto disdicevole lasciarsi a le volte vincer da le passioni amorose e quelle temperatamente, più che si può, reggere. Con costoro vorrò io che elle se ne stiano giorno e notte