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32 PARTE SECONDA se n’anderebbe a querelar al duca. 11 giovine, sdegnato che un garzoncello avesse ardire di dirgli simil parole, lo minacciò che se più di parole lo molestava, che gli romperebbe il capo, e da sé con agre parole lo licenziò. Il fanciullo veggendo questi contegni del debitore, senza mettervi su né più oglio né più sale, se n’andò di lungo al palazzo ove il duca dimorava, e detto ad uno degli uscieri che aveva bisogno di parlar con il signor duca, fu intromesso. Il duca veggendo il fanciullo di buona presenza, gli domandò ciò che voleva. Amerigo alora disse di cui era figliuolo e la cagione per la quale suo padre l'aveva mandato a Firenze, e le male parole che il debitore gli aveva detto col minacciarli di rompergli il capo. Supplicò dopoi molto umilmente il duca che degnasse fargli giustizia e non volesse permettere che se ben suo padre era confinato, che perciò il debitore di questo modo lo straziasse, essendo già più di cinque anni che era vero debitore. Il duca udita la proposta del fanciullo, essendogli mirabilmente piaciuto il ragionar di quello, considerato che non domandava se non cosa che licitamente non se gli poteva negare, disse che non si devesse partire e che in breve lo spedirebbe. Onde commise che il debitore fosse domandato, al quale venuto a la sua presenza domandò s’era debitor d’Andrea Marsupini, e di quanta somma e da quanto tempo in qua. Non seppe il cortegiano negar la verità e liberamente il tutto confessò. Il duca alora — Adunque — disse — vuol il devere che tu gli sodisfacci senza indugio, essendo tanti anni che questa somma gli dèi dare, assicurandoti che se più tosto mi fosse stato detto, che tu già l’averesti pagato. E perché io intendo che tu hai bravato e minacciato di battere e romper il capo a cotesto garzone, io ti ricordo per profitto tuo che tu lo guati e lasci stare, non gli dando molestia in qual si voglia maniera, per quanto hai cara la vita, perché io non rinverei in questo caso un minimo rispetto. E per Dio tu sei divenuto uno gran bravo a volerti porre contra un fanciullo. Va’, e provedi che stamane Andrea Marsupino abbia il suo come è il devere, e fa’ di modo che io non ne senta più motto alcuno. Io non vo’ né sono per sopportare che uomo del mondo sotto l’ombra mia faccia nocumento