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340 | PARTE SECONDA |
e lodata la grandezza de l’animo suo, che in si giovimi età
avesse da se stesso con tanto ordine disposte le cose atte e necessarie a farlo impadronire de la sua patria, impresa che non fu
da tanti suoi avi, uomini savi, bellicosi e potentissimi, attentata
già mai. Era ne la brigata Cataldo d’Arimini, che lungo tempo a
Genova e per quelle contrade praticato aveva e domesticamente
il conte conosciuto. Egli poi che ebbe di esso conte detto alcune
cose, ne la fine narrò una novelletta ne la patria vostra di Chiavari avvenuta, di modo che tutti i ragionamenti si terminarono
in cose d’amore. E perché ne la novella interviene uno dei vostri
Ravaschieri, avendola io scritta, ho pensato che meritevolmente
a voi si convenga; onde quella ho al nome vostro dedicata, a
ciò che veggiate che io sono ricordevole de le carezze e piaceri
da voi ricevuti cosi a Carcassona come ancora a la badia di
Caones in Linguadoca, quando d’essa badia eravate governatore.
Sentirete adunque ciò che l’ariminese ragionò. State sano.
NOVELLA XXXVIII
Temeraria presunzione d’uno innamorato e la morte di quello perché strabocchevolmente e senza conseglio si governò.
Voi altri, signori miei, meritevolmente avete commendato il
conte Gian Aloise Fiesco, perché nel vero era giovine che lo
valeva; ma penso che la più parte di voi l’abbia lodato, mossa
da la chiara fama che di lui e de le sue vertù e singolarissime
doti per le bocche degli uomini vola. Ma se voi l’aveste conosciuto com'io familiarmente in diversi affari l’ho praticato, penso
che tutto questo giorno non vi sarebbe bastato ad esplicar le
debite sue lodi. E se io vorrò entrare a dirle, facil cosa mi fia il
cominciare, ma trovarne il fine non so io come agevol mi fosse.
Tacerò adunque la creanza sua atta ad ogni grandissima impresa.
Tacerò come ancora quasi fanciullo cominciò a meschiarsi negli
animi de’ genovesi ed imprimer nei cori di ciascuno una infinita
espettazione di se stesso. Tacerò quella sua avanti il tempo matura prudenza, che generalmente usava in farsi il popolo di
Genova amico ed agumentare la benevoglienza de la nobiltà, di