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334 PARTE SECONDA asciutte. E sospesi d'animo, aspettavano di veder che cosa fosse questa, e non si potendo a modo veruno imaginare il vero di cotal meraviglioso spettacolo, tacevano. Era gi;i fermata la porta del camerino, e quelli che in camera restarono aspettavano d’intender a qual fine chiamati fossero. 11 re aveva pensato a la presenza di tutti far ciò che poi fece; ma cangiato d’openione, non volle altri testimoni che quelli del camerino. Quivi egli puntalmente narrò tutta l'istoria del suo amore e ciò che con Aelips alora gli era successo; e commendata senza fine la divina onestà ed animo costante di quella e l’invitta fermezza del casto di lei proponimento mai a pieno non lodato, e quella con parole essaltata sovra quante mai pudiche furono, a lei rivolto con lieto viso, umanamente disse: — Madama Aelips, quando a voi piaccia tormi per vostro legittimo sposo, io sono qui presto per sposarvi per mia vera e legitima moglie. In questo caso né a voi né a me bisogna conseglio né instruzione de I ’ importanza de la cosa, perciò che voi per isperienza già sapete che vincolo e nodo sia ad una donna l’aver marito, essendo stata maritata, ed io altresi so che peso è trovarsi moglie a lato quando la donna è fastidiosa. Ma sia come si voglia: se voi volete me, ed io voglio voi. — La giovane, di contentezza infinita e di gioiosa meraviglia ripiena, non sapeva formar parola. La contessa, cosi insperata ed alta novella sentendo, tutta gongolava e quasi era per risponder in vece de la figliuola e dir di si, quando il re un’altra fiata quelle stesse parole ad Aelips replicò. Ella alora fatto un riverente inchino, veggendo il re parlar sul saldo, modestamente rispose che di lui era serva, e che quantunque si conoscesse non dever sperare né presumere d’aver un re per marito, che nondimeno volendo egli cosi, ella era pronta ad ubidire. — E voi, monsignor di Eborace — soggiunse il re, — dite le consuete parole che s’usano negli sposalizi. — Onde a l’interrogazione del prelato dicendo tutti dui di si, il re, cavatosi un prezioso anello di dito, con quello la sua cara Aelips sposò e, basciatala amorosamente, le disse: — Madama, voi séte reina d’Inghilterra, ed io per ora vi dono di provigione ogni anno trenta mila angelotti e questo coffano che qui è, pieno d’oro