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NOVELLA XXXVII 333 se non quel cotanto che vi piacerà. Tolga Iddio da me che quella donna cui io a par del cor mio, anzi più assai amo, ancida, perciò che chiunque quella molestare non che svenar volesse, 10 come nemico mio mortale strozzar vorrei. Levatevi su per Dio, signora mia, levatevi. Rimanga questo tagliente e nel vero a mio parere avventuroso coltello ne le mani vostre, verissimo testimonio a Dio ed agli uomini de la vostra onestissima ed invitta casdtà, il cui pudico cospetto amor terrestre e lascivo non potendo sofferire, pieno di scorno e vergogna è via da me fuggito ed a sincero e vero amore ha dato luogo. Se io per ¡1 passato i miei nemici ho saputo vincere, ora mostrerò che me stesso vincendo e i disonesti miei voleri affrenando, so a le mie voglie soprastare e far di me e degli appetiti miei ciò ch’io voglio. Quello mò che ne l’animo mi capa e sia deliberato di fare e di corto per metterlo ad effetto, voi con vostra — cosi giovami di credere — somma contentezza e forse con non minor meraviglia, tosto con l’aiuto di Dio vederete. 11 che anco con mia inestimabil sodisfazione si farà. Né per ora altro da voi voglio che un onestissimo bacio per arra di quello che tosto il mondo con meraviglia vederà e senza dubio loderà. — Basciata che il re ebbe con gran piacere Aelips, egli apri la porta del camerino e fece entrar la contessa, il cameriero e le donzelle. Se tutti, veggendo Aelips lagrimosa con quell’ignudo coltello in mano, di meraviglia e di stupore pieni restarono, non è da meravigliare, non sapendo ciò che il caso importasse. Come furono entrati, impose il re al cameriero che in camera facesse raunar tutti i cortegiani e gentiluomini eh’erano in palazzo; il che in brevissimo tempo fu essequito. Era quivi tra gli altri il vescovo di Eborace, uomo di grandissimi maneggi e di singoiar dottrina, con l'ammiraglio del mare. V’era anco il primo segretario del re. Questi tre col cameriero volle il re che nel camerino entrassero e non altri, essendo ne la camera di molti baroni e signori. Restarono il vescovo e gli altri dui pieni d’ammirazione grandissima là dentro veggendo la contessa con la figliuola, che il coltello per com- messione del re teneva in mano, non essendole perciò le lagrime