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32« PARTE SECONDA forte si meravigliò de la venuta sua e levatosi in piede le disse: — Ben venga madama la contessa. E che buone novelle vi conducono a quest’ora si calda? — Ella alora, fatta la debita riverenza, con tremante e bassa voce rispose: — Eccovi, monsignor mio, la vostra tanto desiata Aelips, che pentita de la sua durezza e schivezza è venuta a farvi la convenevol riverenza e star una pezza con voi, e tanto più e meno quanto a voi piacerà. — Egli come senti che Aelips con la madre era e quella, che tra le donzelle sue vergognosa e sdegnosetta se ne stava, vide, restò di tanta gioia pieno che in se stesso non capeva, né mai tanto piacer gli pareva aver sentito. Onde a quella, che i begli occhi a terra chini teneva, s’avvicinò dicendole: — Ben venga la vita e l’anima mia, — e quella, mal grado di lei che ritrosa si mostrò, a la meglio che puoté basciata, la prese per mano. Chi potrebbe già mai dire la grandissima sodisfazione e gioia inestimabile del re e l’estrema mala contentezza e noia infinita di Aelips? Al re pareva esser in paradiso e notar in un ampio mar di contentezza, ed a la giovane sembrava esser ne l’inferno, immersa in quel penace fuoco. Ora veggendo il re che ella tutta tremante e vergognosa aveva a sé ritirata la mano e che d’una sola parola non gli aveva fatto motto, pensò che per la presenza de la madre, donzelle e cameriere ella cosi ritrosa se ne stesse. Il perché presa la contessa per mano e dettole che le donne facesse seguire, verso le sue stanze ei prese il camino, e cosi per le strade segrete tutti pervennero dentro la camera reale. Era di modo il giardino col palazzo situato che per vie segrete poteva il re al fiume discendere ed in camera tornarsene senza esser da persona veduto, se non da quelli che egli seco conduceva. Essendo adunque tutti in camera, il re a la contessa disse: — Madama, con vostra buona grazia, la signora Aelips ed io entraremo per ragionar insieme in questo camerino. — E presa quella per la mano, molto cortesemente l’invitò che quivi entro seco entrasse. Aelips tutta vergognosa, fatto un animo da lione, v’entrò, e il re come dentro la vide, l’uscio del camerino col chiavistello fermò. Non ebbe il re la porta più tosto chiusa che Aelips, a ciò che egli non le facesse violenza,