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320 PARTE SECONDA Non voglio poi parlar di quei falconi da cucina, che per altro ne le corti non si riparano se non per seder a le ricche e grasse mense dei signori, non essendo buoni a far cosa alcuna, se non divorar ciò che ai prodi cavalieri e più vertuosi di loro si converrebbe. Almeno fossero per buffoni e parasiti nomati e non s’arrogassero nome di gentiluomo, facendo cosi poco onore a la civiltà e gentilezza. E quantunque tutti quelli che sotto lo stendardo de la cortegianeria voglion esser posti e poi da veri cortegiani non vivono, debbiano senza fine esser biasimati e la conversazion loro da tutti i buoni fuggita, nondimeno altrettanto biasimo mi pare che mertino i lor signori, che di tal maniera vivono che non vogliono che la verità si dica, anzi tengono coloro per belli e buoni che mai non gli contradicono. Questi tali poi son quelli che il tutto consegliano e dispongono con le lor aperte e false adulazioni, onde è nasciuto quel motto che alcuni usano dire: che « chi non sa adulare non può in corte stare ». E nondimeno non è la maggior peste né il più mortifero veleno in una corte de l'adulazione. Non mi piace né anco che un cortegiano, per grande che sia, debba mai presumer di riprender il prence in publico ed a la presenza d’altri garrirlo. Bene affermo che ogni fedel servidore, se vede il suo signor esser in errore, deve con destrezza e riverenza, pigliato il tempo opportuno, ammonirlo e con dolce e bel modo farlo capace del vero. O quanto sarebbero più felici e fortunati i prencipi, se avessero chi loro liberamente mostrasse, di molte cose che fanno, il danno che ne segue, l’openione che ha il popolo di loro, ciò che si romoreggia di quelli ed il pessimo governo di molti ministri, che altro non curano che rubar il fisco e convertir il tutto in uso proprio. Se i prencipi queste cose intendessero, i lor domini sarebbero eccellentemente governati. Non è già da dubitare che il signor e salvator nostro Giesu Cristo sapesse tutto ciò che di lui i popoli dicevano, perché sapeva minutamente il tutto e niente gliene fu né mai sarà occulto, e tuttavia egli non si sdegnò interrogar i suoi discepoli che cosa dicevano gli uomini di lui. E perché credete voi che egli facesse si fatta domanda? Non per altro, essendo ogni azion sua nostro documento, il fece egli,