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NOVELLA XXXVII 315 re, se possibil era, di questa pratica svilupparsi. La figliuola via condurre non volle per non sdegnar più il re di quello che era, ed anco a ciò che egli conoscesse che quella lasciava a sua discrezione, tenendo perciò per fermo, che da lui non se le de- vesse usar violenza alcuna. Oltra questo, molto si confidava ne l’onestà e grandezza d’animo de la figliuola, la quale egli pensava che si bene si saperebbe schermire, che con onore di tanto travaglio uscirebbe. Il re da l'altra parte non prima seppe il conte esser di Londra uscito ed aver Aelips lasciata, che tutto il fatto com’era s’imaginó; del che in tanta disperazione di questo suo amor venne, che ne fu per impazzire. Tutte le notti, ai giorni uguali, senza mai prender verun riposo conduceva; niente o poco mangiava, mai non rideva, sempre sospirava e quanto gli era possibile, a la compagnia se stesso involando e solo in camera chiudendosi, ad altro mai non aveva l’animo che a la fierissima rigidezza de la sua donna, nomando la salda e costante onestà, rigidezza. Cosi fatta vita vivendo, cominciò a dar l’udienze per interprete, che prima tre volte la settimana publicamente a’ suoi sudditi soleva dare. E certo una de le lodevoli parti che abbia ogni vero prencipe, è esser facile ad udir le querele e supplicazioni dei suoi e intender ciò che si fa nel suo dominio. Né si deve fidare cosi assolutamente nei suoi ministri, perciò che spesse fiate commettono molti errori e di grandissime ingiustizie, che se il signor fosse curioso d’intender di che maniera lo stato suo si governa e che azioni son quelle dei rettori, essi governarebbero molto meglio e si guarderiano di commetter cosa che potesse esser ripresa. Il re adunque cascò in questo erróre di non dar udienza quasi a persona. L’armeggiare, giostrare, bagordare ed andar a caccia, cose che gli erano si grate, più non gli piacevano, e massimamente la caccia nel cui essercizio tanto soleva diportarsi ; né d’altri giuochi più prendeva diletto. Egli aveva sopra il Tamigi, fiume di Londra, un suo bellissimo giardino con un agiato e lieto palazzo che per andarvi a diporto aveva fabricato. E perché andando da la corte al detto luogo, o vi s’andasse per terra o per acqua si navigasse, conveniva passar per scontro a la casa del conte