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3io PARTE SECONDA disse, e soggiunse: — Tu vedi, figliuola, a che termine il mio largo e semplice promettere e la sfrenata voglia del re m’hanno ridutto. Al re ho detto che in mio potere è di pregarti, ma che sforzar non ti posso. Onde ti prego, e vaglia il prego mille, che tu voglia al re nostro signor compiacere. Fa’stima, figliuola mia, di far un dono a tuo padre de la tua chiara onestà e pudicizia. La cosa in modo si farà che a tutti resterà celata, oltra che sarai cagione che i tuoi fratelli diverranno i primi baroni di questa isola. Il tutto, figliuola, t’ho voluto dire per non mancar al re de la mia parola. Tu sei saggia, e se penserai a quanto t’ho detto, non dubito punto che farai elezione a te convenevole. — Cosi parlato, il conte si tacque. La giovane, mentre il padre le favellava, s’era di tal guisa in viso di vergogna arrossita e d’onestissimo sdegno in modo accesa, che chi veduta alora l’avesse Taverebbe senza parangone più vaga e più bella assai del solito giudicata. I suoi dui begli occhi parevano proprio due fulgentissime stelle, che scintillando i suoi ardenti raggi vibrassero. Le guancie rassimigliavano due incarnate rose còlte d’aprile in quell’ora che il sole, sferzando fuor del Gange i suoi corsieri, comincia a poco a poco a rasciugar le rugiadose erbette e tutti i fiori e rose, dal notturno umore chiuse, aprire. E l’eburneo collo, le marmoree spalle ed il petto alabastrino, d’onesto vermiglio colore con natia e non fucata bellezza cosparsi, tale la mostravano quale fingono i poeti che Venere in Ida tra l’altre due dee al troiano pastore apparve, perché più bella assai de l’usato si dimostrò a ciò che più leggermente le compagne di bellezza e di leggiadria sormontasse. Or poi che Aelips s’avvide il padre a’suoi parlari aver dato fine, che già s’era messo in silenzio, tutta sdegnosetta, la lingua dolcemente snodando e tra perle orientali e finissimi rubini le parole rompendo, in questa maniera la sua risposta cominciò, e disse: — Quanto di voi, padre, mi meravigli, avendo udito dirvi cosa che mai d’udir da voi non aspettava, se tutte le parti del corpo mio fossero lingue e tutte le lingue d’acciaio e la voce adamantina e indefessa, non credo io che bastassero ad esprimerla minima particella de la mia ammirazione. E invero ho io da meravigliarmi e dolermi insiememente di voi