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26 PARTE SECONDA A questi dui communicò egli il suo pensiero e gli pregò che di consiglio ed aiuto lo volessero soccorrere. Eglino che giovini e di poca levatura erano, consigliarono Pietro che la rapisse, e s’offersero esser con lui a questa impresa. Onde per non dar indugio a la cosa, parendo lor un’ora mill’anni d’aver rubata la mugnaiuola, come la notte cominciò ad imbrunire, tutti tre con i famigli loro, prese l’armi, se n’andarono al molino dove ella col padre era, e a mal grado di lui che fece quanto seppe e puoté per salvezza de la figliuola, quella violentemente rapirono, minacciando al padre che direbbero e che farebbero. E ben che la giovane piangesse e gridasse e ad alta voce mercé chiedesse, quella menarono via. Pietro quella notte, con poco piacer de la giovane che tuttavia con singhiozzi e lagrime mostrava la sua mala contentezza, colse il fiore de la verginità di lei e tutta notte con quella si trastullò, sforzandosi di farsela amica e tenerla qualche tempo a posta sua. Il mugnaio poi che si vide per forza rubata la figliuola e che egli da sé non era bastante a ricuperarla, deliberò il di seguente di buon matino presentarsi al duca e gridargli mercé. E cosi a l’aprir de la porta entrò ne la città e di fatto se n’andò al palazzo del duca, e quivi tanto stette che il duca si levò ed usci di camera. Il povero uomo, come vide il duca, con le lagrime su gli occhi se gli gittò a’ piedi e cominciò a chiedergli giustizia. Alora il duca fermatosi — Leva su — gli disse — e dimmi che cosa c’è e ciò che vuoi. — E a fine che altri non sentissero di quanto il mugnaio si querelasse, lo trasse da parte e volle che a bassa voce il tutto gli narrasse. Ubidì il buon uomo e distintamente ogni cosa gli disse, e gli nomò i dui compagni che erano di brigata caff Pietro, i quali il duca ottimamente conosceva. Udita cosi fatta novella, il duca disse al mugnaio: —Vedi, buon uomo: guarda che tu non mi dica bugia, perciò che io te ne darei un agro castigo. Ma stando la cosa de la maniera che tu detto m’hai, io provederò a’fatti tuoi assai acconciamente. Va’, e aspetterammi oggi dopo desinare al tuo molino che io so ben ov’è, e guarda per quanto hai cara la vita di non far motto di questa cosa a persona, e del rimanente lascia la cura a me. —