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286 PARTE SECONDA fortificò Rosemburg e fece alcune belle imprese, gli donò il contado di Salberi e lo maritò onoratamente in una nobilissima giovine. Lo mandò poi in Fiandra in compagnia del conte di SufTort, ove tutti dui furono fatti prigioneri da’ francesi e menati a Parigi nel Lovere. In questo tempo gli scocesi assediarono il castello di Salberi, ove la contessa non si portò mica da gio- vanetta delicata e timida donna, ma si dimostrò esser una Camilla o una Pentesilea, perché con tanta prudenza, animosità e fortezza governò i suoi soldati e di modo i nemici offese, che furono astretti, intendendo il re venir al soccorso del luogo, levarsi da l'assedio. Il re che già era partito da Varoich e veniva verso Salberi per combattere gli scocesi e far giornata con loro, udendo che erano andati via, fu per ritornar indietro; ma essendo avvertito de la gran batteria che gli scocesi avevano fatta al castello di Salberi, deliberò andarla a vedere. La contessa che Aelips aveva nome, de l'avvenimento del re avvertita, fatti i convenevoli preparamenti che in tanta brevità di tempo far si potevano, come intese il re al castello approssimarsi, subito gli andò incontra, avendo prima fatto aprire tutte le porte di quello. Ella era la più bella e leggiadra giovane di tutta l’isola, e quanto tutte l'altre donne di beltà sormontava, tanto anco era a ciascuna d’onestà e bellissimi costumi superiore. Come il re cosi bella la vide e si riccamente abbigliata, accrescendo meravigliosamente gli ornamenti del capo e di tutta la persona le native bellezze de la donna, non gli parendo mai aver in vita sua veduta la più piacevole e bella cosa, incontinente di lei s’innamorò. Ella inchinatasi al suo re e volendogli con riverenza le mani basciare, egli non lo sofferse, anzi umanamente, a ciò che io amorosamente non dica, raccogliendola ne le braccia, quella basciò. Tutti quei baroni e signori che con altri gentiluomini erano col re, veduta si incom- parabil bellezza, restarono fuor di misura attoniti, e non donna mortale ma cosa divina pensarono di vedere. Ma più di tutti era il re d’estrema meraviglia pieno e non sapeva altrove rivoltar gli occhi, quando la donna che bella e soave parlatrice era, poi che ebbe fatta la riverenza al re, quello sommamente