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274 PARTE SECONDA per la strada, subito che mi vede, si tira a dentro, e più non vuol udir miei messi né ambasciate. E ieri a punto mandai il mio paggio per vedere se le poteva parlare, ma egli mai non è ritornato a rendermi risposta, di modo che io mi trovo aver perduto l’innamorata ed un buono e gentilissimo servidore. Se egli ritornava e m’avesse apportato che ella perseverasse ancora ne la sua solita durezza, io m’era disposto di non volerla più molestare, ma procacciarmene un’altra a cui il mio servire fosse stato più accetto, ché, a dir il vero, mi par una grandissima pazzia a seguitar chi mi fugge, amare chi non m’ama e voler chi me non vuole. — Gran cosa è questa — pigliate alora le parole, disse la Pippa, — e certo anco io non sarei si pazza che io amassi chi a me non volesse bene. Ma ditemi se vi piace: se la Nicuola vi volesse ancor bene anzi v’amasse più che mai, che ne direste voi? vi parrebbe egli che la meritasse esser amata da voi? — In vero — rispose il giovine — ella meritarebbe che io l’amassi quanto me stesso. Ma egli non può esser ciò che dite, perciò che ella si deve, e ragionevolmente certo, esser sdegnata meco, che avendomi dopo il ritorno suo in Esi scritto più volte, io punto di lei non mi curassi. Né so dove si sia, tanto è che non l’ho veduta. — Oh — disse la Pippa, — io so che infinite volte da pochi di in qua veduta l’avete e ragionato seco molto domesticamente. — Voi, monna Pippa, v’ ingannate in questo — rispose Lattanzio. — Non m’inganno — soggiunse ella, — perché in vero io debbo saper ciò che mi dico, e non parlo al vento. Ma ditemi, se cosi fosse coni’ io vi dico, e ch’io vi facessi toccar con mano che la Nicuola più che mai v’ama, che fareste voi? E s’ella fosse stata in casa vostra e v’avessè servito e fatto quello che ogni minimo servidore deve fare, e da voi non fosse stata conosciuta già mai, che pensiero sarebbe il vostro? Non vi paia strano ciò che vi dico e non mostrate tanto quanto fate di meravigliarvi, ché la cosa sta pur cosi, né esser può altrimenti di quello ch’io vi dico. E a ciò che veggiate eh’ io v’ ho detto il vero, son presta a farvelo di modo conoscere che voi direte come dico io. Ma prima rispondetemi: se la Nicuola avesse fatto quanto vi dico, che meritarebbe ella? — Voi mi narrate favole e sogni — rispose