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NOVELLA XXXVI 273 di meraviglia. — Non ricercate — rispose ella — come io lo sappia. Bastivi che so che ora amate chi non v’ama, e non son molti mesi che amaste un’altra molto più bella di questa, e sò che quella ardentissimamente amava voi. E dirò anco questo, che ora più che mai v’ama, e voi né più né meno amate lei né più ve ne ricordate come se mai ella non fosse stata da voi veduta. — Veramente io non saperei che dirmi — disse Lattanzio, — poi che si bene sete apposta al vero e si ben par che sappiate gli affari miei. Ma di grazia, vi prego vogliate dirmi come sapete che questa, che io di presente amo, non m’ami ed ami altrui. — Questo non ho io a dirvi — rispose la Pippa, — perché non mi par convenevole. Ben mi par giusto ricordarvi che il tutto vi sta bene, poi che, sprezzata voi la giovane che v’ama, amate chi vi disama, ché cosi permette Iddio per castigar il vostro peccato e tanta vostra ingratitudine. E pur che peggio non ve ne avvenga, la cosa starà bene. Deh, sfortunata Nicuola, chi ami tu ed hai amato! Tu hai pur fatto le maggior cose del mondo per acquistar la grazia di costui, e il tutto è stato indarno. E voi, Lattanzio, amate Catella più che voi, e di voi ella punto non si cura. Or via, seguitate questa impresa, ché a la fine v’accorgerete del vostro errore, e forse, quando vorrete, non fia chi l’emendi. — Il giovine, sentendo questi particolari, era quasi come fuor di sé né sapeva che risponderle. Da l’altro canto la Nicuola, che il tutto udiva e vedeva, sarebbe volentieri uscita fuor per dir anco ella circa il caso suo quattro parolette; ma determinata d’aspettar a che fine riuscirebbero questi ragionamenti, se ne stava cheta. La Pippa anco ella attendeva ciò che il giovine diria, quando egli quasi da grave sonno desto disse; — Monna Pippa, io voglio largamente parlar con voi, poi che sapete i casi miei meglio di me. Egli è il vero che io ho amata la Nicuola Nanni, la quale so che m’amava. Ella poi fu dal padre mandata fuor de la città, non mi ricordo dove, onde in quel mezzo cominciai ad amar Catella figliuola di Gerardo Lanzetti, la quale per alcuni di ha dimostrato d’amarmi, poi, non so come, in tutto mi s’è scoperta ritrosa e totalmente contraria a’ miei desiri, di maniera che se ella è in porta od a la finestra quando io passo M. Bandklao, Novelle. iS