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NOVELLA XXXVI 263 di Lattanzio; ma ella poco intendeva ciò che egli si dicesse, essendo tutta intenta a rimirarlo e dicendo tra sé che si bel giovinetto veduto non aveva già mai. E insomma tanto amorosamente il rimirò e cosi la beltà e .buona grazia del fanciullo l'entrò nel core che, non potendosi più raffrenare, gettatoli le braccia al collo e basciatolo in bocca cinque e più volte affettuosamente, gli disse: — Ti par mò bella cosa questa a portarmi coteste ambasciate e metterti al rischio che tu ti metti, se mio padre ti ritrovasse qui? — Romulo, che conobbe chiaramente che Catella era di lui innamorata e la vedeva far di mille colori, le rispose: — Signora mia, a chi sta con altrui e serve, convien far di questi e simili uffici secondo il volere e co- mandamento del padrone, ed io per me lo faccio molto mal volentieri. Ma volendo cosi chi comandar mi puote, lo voglio anch'io. Però vi prego che vogliate darmi una grata risposta ed aver compassione del mio padrone che tanto v’ama e v’ è servidore, a ciò che al mio ritorno il possa allegrare e portargli una buona nuova. — E cosi ragionato un pezzo insieme e parendo a Catella che tuttavia la bellezza del paggio divenisse più bella e si facesse maggiore — e come pensava che da lei egli deveva partirsi, sentiva certe punture al core che la trafiggevano, — deliberò scoprir il suo ardore, e in questa guisa a dirgli cominciò: — Io non so a la fé di Dio ciò che tu m’abbia fatto, e penso per certo che tu m’abbi incantata. — Signora — rispose egli, — voi mi gabbate: io non v’ho fatto nulla, né sono malioso o incantatore. Ben vi son servidore e vi prego a darmi una buona risposta, perché sarete cagione tener in vita il pa- dron mio e farete ch’egli m’averà più caro di quello che m’ha. — Catella, che più sofferire non puoté e che basciando il paggio si struggeva, gli disse: — Vedi, vita mia ed anima de l’anima mia, io non so giovine al mondo che m’avesse fatto far ciò che teco ora ho fatto. Ma la tua bellezza e l’infinito amore che ti porto dapoi che prima ti vidi dietro a tuo padrone, a questo m'hanno sospinta. Io non ti vo’ per servidore, ma bene, se da te non mancherà, voglio che tu mi sia, mentre che io viva, signore e che di me tu disponga ad ogni