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254 PARTE SECONDA fanciullo, che Paolo si chiamava, fatto prigione da un tedesco, uomo prode de la persona e di molta stima appresso la sua nazione, il quale avendo fatto altri prigioni di gran prezzo e per il riscatto loro ritirata gran somma di danari, e trovandosi aver guadagnato oro, argento e molte pietre preziose di buona valuta e ricche vestimenta, si parti da Roma e se n’andò a Napoli, menando seco Paolo e da figliuolo trattandolo. A Napoli attese il tedesco a vender le vestimenta e la maggior parte degli argenti che guadagnati aveva, e il tutto rimesse in danari, lasciando le chiavi del tutto a Paolo. La fanciulla, il cui nome era Nicuola, venne a le mani di dui fanti spagnuoli ed ebbe in questo favorevole la fortuna, ché, dicendo loro che era figliuola d’uomo ricco, fu tenuta onestamente, sperando i dui compagni trarne un gran profitto. Ambrogio col favore di certi napoletani amici suoi che erano ne le bande spagnuole si salvò, ché non fu fatto prigione ed ebbe modo di salvar i suoi danari ed argenti che in una sua stalla aveva sotterrati ; ma il resto che in casa era fu tutto rubato. Cercando poi ciò che fosse dei figliuoli, trovò Nicuola la quale riscattò con cinquecento ducati d’oro; ma di Paolo, con quanta diligenza usasse, mai non ne puoté intender cosa alcuna, di modo che si trovava di pessima voglia, ed incomparabilmente più gli doleva la perdita d’esso Paolo che di tutto il resto che perduto aveva, che pure il danno era grande. Poi che egli ebbe fatto quanto seppe e puoté per ritrovar il figliuolo, veggendo da nessun lato venirgli nuova né ambasciata di lui, dubitò assai che il fanciullo non fosse stato ammazzato. E non volendo per alcun tempo abitare in Roma, dolente oltra modo e di mala voglia se ne ritornò ad Esi, e quivi rimesso la sua casa ad ordine non volle più attender a la mercanzia, essendo ben agiato di possessioni e di danari, ma attendeva a saldar con ciascuno con quel miglior modo che poteva. Era ne la nostra città un ricco cittadino chiamato Gerardo Lanzetti, grande amico d’Ambrogio, al quale essendo la moglie morta e veggendo le bellezze de la Nicuola, si fieramente di lei s’accese che non dopo molto, non avendo riguardo ch’ella era giovanissima ed egli più vicino assai ai sessanta anni che ai cinquanta, la