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206 PARTIS SECONDA si raggira; indi in lui nasce una certa compiacenza e dilettazione che verissimamente si chiama « amore ». Questa compiacenza, se con ragione parlar vogliamo, erronea cosa sarebbe chiamar « desiderio », ancor che sia principio di quello, perché dal movimento che ella fa verso ciò che le appar buono nasce senza dubio, come fa il ruscello dal fonte, il desiderio. Onde il maestro di color che sanno lasciò scritto che tutti desiderano ed appetiscono il bello e il buono, cioè tutto quello che buono e bello ci appare. Quando adunque si ragiona di questo affetto che si dice «amore», è convenevol cosa che s’intenda, non di quella compiacenza che dolcissimamente ci diletta, ma del movimento il quale secondo diverse considerazioni debbiamo drittamente « desiderio » nomare. Da questo senza controversia alcuna segue la cosa apparentemente buona esser il vero oggetto de l’amore. Può questa cosa poi in vari e diversi modi apparerei buona, ora sotto il colore de l’onesto, ora vestita di quel manto che il diletto ci suol porgere, e talvolta sotto il velo de l'utile, che tanto pare che tutti i mortali con tante fatiche e travagli e pericoli grandissimi bramino e vadano cercando. Ma di questi tre amori che sono la somma di tutti, quello che ne l'utile si abbarbaglia e in quello il suo fine statuisce, ed intricandosi solamente nel pensiero de l’utilità che se ne può cavare quivi si ferma, è assai menore di quello che d'onestà s'arma ed a quella s’attiene, e di quello altro che a sé gli animi nostri col mezzo del diletto tira e rapisce, anzi alletta e lusingando ingombra. E fuor di questi tre amori, lasciando per ora di parlar de l’amor divino, io porto fermissima openione che altro amore non si truovi. Ghé se si vorrà ragionare o de l’amor animale o de l’amor bestiale o del ferino ed anco del naturale, tutti per giudicio mio, quale egli si sia, ben che da varie cagioni dipendano, a questi tre si riduranno. Ma, lasso me! dove mi sono io lasciato trasportare? ché in vero impensatamente sono in questo ragionamento trascorso. Tuttavia non mi dispiace tanto aver vene detto, perciò che essendo voi sul bel fiore de la vostra giovinezza, non vi potrà se non sommamente giovare se sovente pensarete, come saggiamente disse il venturoso e magnanimo