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202 PARTE SECONDA signora Gostanza Rangona e Fregosa, avendoci prestato il soggetto Pittigliano sescalco, il quale di cosa che se gli domandi mai non dice di no, ben che rade volte segua l’effetto a le sue parole. Comandagli pur ciò che tu vuoi, egli sempre ti risponderà che sarà fatto, o sia possibile o impossibile quello che se gli ricerca. Onde in questi ragionamenti messer Stefano Coniolio canonaco agennense narrò una bella novelletta, la quale essendomi piacciuta scrissi e volli che sotto il vostro nome fosse dal publico veduta. Ella adunque sarà testimonio eternamente de la mia verso voi osservanza. State sano. NOVELLA XXX L’abbate di Begné fa una musica porcellina e prontamente risponde al suo re e si libera da una domanda. L’anno passato essendo io in Amboisa a la corte per gli affari di questo vescovado, sentii da un gentiluomo alvergnasco, che era molto vecchio e diceva esser stato paggio del re Lodovico undecimo, narrar molte cose memorabili d'esso Lodovico. E tra l’altre cose che diceva, narrava come era stato uomo che mirabilmente si dilettava di coloro che non trovavano cosa alcuna impossibile da esser messa in essecuzione, ancor che l'effetto alcuna volta non succedesse, e che sommamente gli piaceva che l'uomo vi si mettesse per approvar ciò che poteva riuscire. Onde disputando un giorno a la presenza d'esso re monsignor l’abbate di Begné, uomo di grandissimo ingegno e musico eccellentissimo, de le vertù de la musica e de la dolcezza de l’armonia, il re per burla gli domandò se egli, secondo che aveva trovato due o tre fogge d’instrumenti musicali non più a quella età veduti, averebbe saputo trovar un’armonia di porcelli, credendo che l’abbate devesse dir di no. L’abbate udendo la proposta del re, non restando punto smarrito e cadutogli in animo ciò che intendeva di fare, gli rispose molto allegramente: — Sire, se voi mi fate dar il danaio che bisognerà a far questa musica, a me dà l’animo di farvi sentir una mirabilissima armonia che risulterà da la voce di molti porcelli,