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NOVELLA XXVII 171 carbone per andar in Aste, quando dal figliuolo e dal cugino fu sovragiunto. Conobbe egli subito il figliuolo ed il cugino, ma Gu- niforte non raffigurò già lui cosi tosto. Giunti dove Aleramo il carbone caricava, Guglielmo disse a Guniforte: — Signore, questo è il padre mio; — e dismontato corse amorevolmente ad abbracciarlo. Mentre che Guniforte intentamente rimirava per riconoscer Aleramo, egli intenerito per la vista del figliuolo che cosi ben vestito vedeva, e da l’altra parte temendo per non saper a che fine fosse suo cugino là andato, se ne stava quasi mezzo attonito. Or Guniforte diligentemente il suo parente guardando, riconobbe in lui una picciola cicatrice che Aleramo aveva sovra l’occhio sinestro, che giocando di spada nel tempo che imparava a schermire gli fu da un suo compagno fatta; ed ancor che Aleramo fosse poverissimamente vestito, affumicato, magro, barbuto e tanto contrafatto che pareva un di questi spazzacamini che vengono dal lago di Lugano, nondimeno Guniforte giudicò quello esser il suo cugino; e smontato se gli gettò al collo e piangendo di compassione ed allegrezza gli disse: — Tu sei pur Aleramo mio cugino ! non ti nasconder più, ché tu sei stato troppo ascoso e tempo è che tu ritorni al tuo primo stato e a maggior che prima. — Aleramo alora alquanto confortato abbracciò strettissimamente Guniforte, ed insieme per buona pezza lagrimarono. Erano in compagnia d'esso Guniforte alcuni che erano in Sassonia soggetti d’Aleramo, i quali, conosciuto il lor signore e trovatolo cosi mal in arnese, tutti riverentemente, piangendo, se gli inchinarono. Stava Aleramo cosi tra due sospeso, non sapendo ancora la fine de la venuta del suo cugino; tuttavia avendo visto il figliuolo cosi bene ad ordine e le carezze che il cugino tanto amorevolmente gli faceva, non pensava dever sperar se non bene. In questo mezzo Guglielmo era corso a chiamar sua madre, la quale in una fontana vicina a la caverna lavava suoi panni. Com’ella vide il figliuolo riccamente vestito che proprio pareva figliuolo di gran prencipe, lasciati i panni, corse ad abbracciarlo e di dolcezza lacrimando mille volte quello teneramente basciò. Disse Guglielmo alora: — Madre, egli è qui venuto il signor Guniforte Scombergh mandato a