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NOVELLA XXVII '59 le mie donzelle che tanto allegra mi teneva, il giocar con loro che cosi mi trastullava, l’andar per i giardini a diporto che tanto amava, e il veder far altri giuochi che si spesso andava cercando, par che ora a noia mi sianq, e che altro non brami né altro cerchi che starmi sola e pascermi e nodrirmi di pensar a questo nuovo fuoco che Tossa e le medolle mi consuma. Solamente dinanzi agli occhi miei sta di continovo la generosa e bella immagine del valoroso e cortese Aleramo di Sassonia. Pensando di lui m’acqueto e respiro; s'io lo veggio m'infiammo ed agghiaccio, e se noi veggio lo cerco e desio. Quando io l’odo parlare, il soavissimo ragionar suo l'anima e il petto cosi m’ingombra eh'eternamente ad udirlo intenta me ne starei. Ma lassa me! che dico io? che penso? che farnetichi, Adelasia? che brami? Deh, caccia, cor mio, questi nuovi e vani pensieri da te; non dar la via a queste fiamme che contra ogni de vere accese si sono. Oimè, se io potessi, ché non sarei inferma come esser mi sento! Oimè, che nuova forza a mal mio grado ove io non vorrei mi sospinge andare. La ragione una cosa mi con- seglia, ma amore tutto il contrario vuol ch’io faccia, e si fieramente mi constringe che un’ora respirar non mi lascia. Or che ho io a fare con Aleramo più che con gli altri gentiluomini e baroni de la corte? che ancor che i suoi e i miei parenti siano discesi da la casa di Sassonia, non istà perciò bene a me più del convenevole amarlo. Io quello amar debbio il quale mi sarà secondo il costume antico per sposo dato. Ma qual sarebbe quella donna che Aleramo non amasse? Qual cosi saggia ed avveduta e tanto ritrosa e rigida che conoscendosi da lui amata, tanto sapesse schermirsi che non gli restasse soggetta? Me certamente ha egli in modo presa e di si stretto nodo legata che se non mi porge aita, converrà molto tosto che io i miei giorni miseramente finisca. Vorrò dunque io non essendo ancora maritata sottomettermi a costui, il quale poi che di me sarà sazio se n'anderà e me schernita e vituperata qui lascerà? Ma il suo mansueto viso, i suoi leggiadri costumi, l'infinita sua cortesia e la bontà che in ogni sua azione dimostra, tanta crudeltà e si ingrata ingratitudine non promettono, ché essendo egli vertuoso