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154 FAUTE SECONDA gli ignobili e plebei ; e perciò che alquanti ci sono stati i quali hanno saputo non solamente mantener il grado dagli avi loro acquistato, ma quello hanno accresciuto. Alquanti poi, o per for- tunevoli casi o per dapocaggine loro o per soverchia forza lor usata o che che se ne sia stata cagione, non si sono saputi conservare, anzi hanno miseramente da la grandezza dei lor maggiori tralignato e, di nobili e ricchi che erano, sono divenuti poveri ed ignobili. Ora perché un gentiluomo per disgrazia perda le sue antiche ricchezze e da grande stato caschi in bassezza, per questo non si deve credere che perda la sua nobiltà se vive vertuosamente. I suoi anco che da lui discenderanno, non saranno chiamati vili già mai se con animo generoso a la vertù si daranno, essercendo quegli uffizi che a la vera nobiltà si ricerca. Ma non mi par ora tempo di dever ragionar su questa questione che qui nascer potrebbe. E seguitando di quelli che per casi fortunevoli rovinano da alto a basso, si vede a questi tempi e spezialmente ne la conquassata ed oppressa Lombardia, per cagione de le continove e crudelissime guerre che tanto tempo guerreggiate se le sono, molte nobili famiglie aver perduti i lor beni ed andarsene per tutta Europa mendicando il pane, che Dio sa se più ritornaranno a posseder le lor antiche facultà. Per il contrario anco si ponno veder degli altri, che per ingegno e per vertù il titolo di nobile e ricco s’ hanno guadagnato, i cui padri con la zappa e con la falce il vivere si procacciavano. Altri, o per rubamenti o per favor di prencipi levati dal sucidutne e feccia de la stalla, si fanno grandi secondo che la Fortuna, se ella v' è, va cangiando stile e deprime i buoni e in alto leva i rei. Ora in tutte queste mutazioni dico esser grande e compita contentezza di chi si truova di nobil schiatta, antica ed illustre disceso, e non teme d’arrossire se l’origine sua sarà ventilata, ché sa e vede che persevera ne la chiarezza e splendore dei suoi avi, e tale egli si dimostra che non solamente riceve onore da la gloria dei suoi passati, ma con la sue ver- tuose azioni ed opere de la vita aggiunge lume a la nativa luce de la sua antica parentela. E disputandosi un giorno de l’antichità di molte nobilissime famiglie d’Italia a la presenza de la