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152 PARTE SECONDA poteva non che smorzare, ma scemar le fiamme che la bellezza de la Gianchinetta accese nel core gli aveva. Il perché né più né meno faceva, amandola e seguendola, secondo che cominciato aveva. Era questo suo amore con l'onestà de la giovane a tutta Genova notissimo, ma di cosa che detta gli fosse egli non si curava. Aveva già avuti di suo marito la Gianchinetta tre figliuoli, e con le fatiche sue e del suo marito, a la meglio che poteva, sé e i suoi figliuoli nodriva. Avvenne in questo, né dir saprei come, che suo marito essendo navigato in Sardegna, fu fatto a Callari prigione in tempo che in Genova era una estrema carestia di grano, di modo che il sacco del grano si vendeva nove ducati d'oro, e con gran difficultà se ne poteva avere. Mancando adunque a Gianchinetta il soccorso del marito e non avendo modo di poter sostener sé ed i figliuoli, dopo molti pensieri, non trovando altra via da vivere, deliberò darsi in preda al suo amante. E fatta questa deliberazione, andò a trovarlo a casa e lo trovò che scendeva a basso, e con stupore grandissimo di Luchino se gli gettò lagrimando ai piedi e gli disse: — Messere, io sono qui presta a compiacervi di quanto volete da me, che tante volte indarno avete ricercato. Io metto il corpo mio in vostra balia, ed altro da voi non chieggio se non che per cortesia vostra vi piaccia aver me e i miei figliuoli per raccomandati, a ciò che non moriamo di fame. — Luchino alora la sollevò e con buone parole la confortò a star di buona voglia, e le disse: — Gianchinetta mia, Dio non voglia che ciò che non ha potuto l'amore che t'ho portato da che prima ti vidi e porterò eternamente, mai d'altra maniera lo possa la fame. — E dettole queste parole, la condusse di sopra a la moglie, che più volte con lui di questo amore s’era doluta; e narratole la venuta e la cagione, volle che la moglie medesima, per levar via ogni sinistra openione, provedesse ai bisogni di Gianchinetta e dei suoi figliuoli. E in tutto cangiò il libidinoso amore in buono ed onesto, e largamente sempre del viver gli provide. Ora siate tutti voi giudici e giudicate chi meriti più lode, o i dui di cui s'è questionato od il Vivaldo, ché io per ine non sarò mai dei cacatocci.