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146 PARTE SECONDA e tonni la verginità, la quale né tu né altri con quanto tesoro sia al mondo mai più non mi potreste restituire. — A queste pietose parole in un tratto il libidinoso appetito in tutto nel signor Francesco s'estinsc. E fatta levar in piede la lagrimante giova- netta, quella con buone parole confortò, essortandola a por fine a le lagrime ed assicurarsi che più né da lui né da altri sarebbe molestata. E cosi alor alora chiamati alcuni suoi soldati dei quali molto si confidava, consegnò loro la giovane ed ordinò che bene ed onestamente accompagnata la restituissero ai parenti suoi ; il che quello stesso giorno fu essequito. Parve a tutti cosa mirabile che un giovine a cui le donne meravigliosamente piacevano, avendo in poter suo una bellissima giovane, cosi di leggero se la lasciasse uscir di mano e sapesse a la presenza di si vago obietto frenar il suo concupiscibil appetito; cosa in vero da esser sommamente commendata. Di questa continenza fu senza fine il capitano sforzesco lodato, e molte cose in comtnendazion sua furono dette da diversi. Si ritrovò quivi il discreto e vertuoso messer Lorenzo Toscano, cittadino milanese, il quale alora governava le cose del Cardinal del Carretto di Finario, che poi abbiamo veduto vescovo di Lodeva in Francia. Egli poi che vide che ciascuno si taceva, disse: — Veramente non si può se non dire che il duca Francesco e per questo e per molte altre degne parti che in lui erano, che a tutti il rendevano ammirabile, non meriti grandissima lode, ché per certo la merita. Ma a me non par cosi gran cosa che un cristiano, e massimamente uomo di qualità e di giudizio, sentendosi scongiurar per amor de la intemerata Reina del cielo e del suo figliuolo, s’astenesse da un suo piacere di pochissimo momento, devendosi ragionevolmente da ogni altra importantissima cosa astenere. E chi non sa che il duca fece il debito suo astenendosi da un atto libidinoso ed illecito, che più tosto recar gli poteva danno che utile e renderlo a molti odioso, dove egli, che a grandissime cose aspirava, cercava di acquistar la bene- voglienza di ciascuno? Ma che diremo noi di quel colmo d’ogni vertù, Publio Scipione Affricano, che da la possessione d’Italia revocò Annibaie ed in Affrica lo vinse? Egli guerreggiava in