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IL BANDELLO
a la molto magnifica e vertuosa signora
la signora
argentina d’oria e fregosa
salute
Si leggeva a la presenza de la sempre con prefazione d’onore meritevolmente da esser nomata, la valorosa ed umanissima signora Ippolita Sforza e Bentivoglia, l’opera latina de l’eloquente messer Giovanni Simoneta, che egli giá compose dei fatti ed opere militari del glorioso Francesco Sforza primo di questo nome duca di Milano, che con l’arme e singoiar prudenza a sé e ai suoi che vennero dopo lui partorí quell’amplissimo dominio, se i figliuoli e nipoti avessero saputo imitar i vestigi e modo di quello. E chi l’opera leggeva era messer Girolamo Cittadino, molto ne la lingua latina e volgare essercitato. Ora, nel processo del leggere, si venne ad un generoso e notabil atto da esso Francesco fatto quando egli guerreggiava prima che s’avesse acquistato il ducato di Milano. E l’atto fu tale, che essendogli stata dai suoi soldati condutta al padiglione una bellissima giovane da quelli ne le terre dei nemici presa, a ciò che con quella si prendesse amorosamente piacere, essendo egli uomo bellissimo e a le dilettazioni veneree molto inclinato e disposto, e giá quella avendo cominciato lascivamente a basciare, sentendosi svegliare il concupiscibile appetito, nondimeno dando il senso luogo a la ragione, da quella s’astenne. Era la giovane, come s’è detto, bellissima di corpo ed oltra a questo, vergine. La quale veggendo che il signore giá s’apparecchiava voler giacersi con lei, dinanzi a quello s’ingenocchiò e teneramente piangendo, con le braccia in croce, gli disse: — Signor capitano, io ti priego per amor de la gloriosa vergine Maria e del suo unico figliuolo le cui figure qui vedi dipinte — ché soleva sempre il capitano sforzesco nel suo padiglione tener al capo del letto un’anconetta, — che tu non mi voglia levar l’onore M. Bandkli.0, Novelle. io