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136 PARTE SECONDA NOVELLA XXV Un geloso fuor di proposito per téma del fuoco salta «iù da allo e morendo lascia la moglie erede universale. Quando s’è, signora mia, detto e ridetto: — Io non conosco in questa nostra vita cosa più pestifera a l’uomo e a la donna com'è il morbo de la gelosia, perciò che dove egli s’attacca discaccia subito ogni contentezza e v'introduce ogni male, —e poi che voi imposto m’avete ch’io dica il mio parere circa se si può amar senza gelosia e se chi è geloso o gelosa ama, io vi dirò liberamente ciò che me ne pare e quanto ne sento, sottomettendomi al giudizio di chi più sa e forse ha di me meglior parere. Dico « parere » e non « giudicio » o « sentenza », perché se altri diranno la cosa non star cosi, che forse potrebbero dir la verità, non potranno almeno ragionevolmente dire che questo non sia il mio parere, affermando io che cosi mi pare. Dico adunque con ogni debita riverenza che a me pare che quelli che tengono che amore senza gelosia non possa essere, non abbiano buona openione, anzi che grandemente errino, ancor che cotal openione sia nel petto di molti tanto radicata che a sbarbarla ci voglia la forza d’ Ercole. Onde saper devete che in quei cori ove gelosia s’annida non può in modo alcuno vero amore albergare, perciò che non può con effetto durar amore ove egli non ritruovi cibo convenevole per nodrirsi. E chi lo ciba, Io mantiene e lo nudrisee credo io che sia la confortatrice e sollevatrice d’ogni afflitto e tribulato, che si chiama « speranza ». Per questo tutto quello che danneggia e guasta la bella vertù de la speranza è mortai nemico e fiero guastatore de la conservazion de l'amore. E che cosa è questa gelosia? Ella in vero è un gelato timore che i meriti e la vertù d’altri, che a noi par che sormonti e vinca il nostro valore, non ci levino fuor de l’animo de la donna amata, la quale noi come nostro ultimo fine bramiamo d’ottenere. Non sarà l’uomo geloso del suo rivale, se quello non crede e stima valer molto più di quello ch’egli vale. Il perché la gelosia ammazza quella poca speranza, tronca quei pochi ramuscelli che