Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
132 PARTE SECONDA fosse sepeilito in terreno sacrato, imperò che la damigella, essa- minata, testificò che aveva visti segni di contrizione in lei poco innanzi l’ultimo punto del morire, per i quali si puoté pietosamente conietturare che ella si pentisse d’essersi strangolata, ancor che non si potesse aiutare. Del fratello medesimamente fu dato testimonio che s'era domandato in colpa prima che trapassasse. Su la sepoltura fu alora in francese posto un epitafio, la cui sentenza in lingua italiana tradotta diceva in questo modo come qui séguita: Ferma, viator, il passo: io son colei che credendo il consorte aver a lato, un altro v’ebbi, ond’hommi soffocato, e meco il figlio a caso, oimè, perdei. Il mio fratello a questi avvisi rei contra il marito mio si mosse armato, pensando l’omicida ei fosse stato, ché non sapeva ancor i casi miei. Come l’incontra, il fere a l’improviso; quel si diffende e ’1 prega e moke e dice: — A me, cognato, questo perché fai? — Ma risposta da quello non elice, onde il fratello al fin rimase anciso. E s’or non piangi, quando piangerai? Fu poi giudicato per via di giustizia diligentissimamente il fatto processo sui commessi omicidii, e ritrovatosi il barone non n’aver colpa, fu dal cancegliero d’Alenzone con autorità regale giuridicamente assoluto. Vedete ora, pietose donne, costumati giovini e voi tutti gentiluomini che qui secondo la usanza nostra séte adunati, chi per novellare, chi per udire e trastullarsi, a che miserando fine inducesse il disonesto appetito d’un poco pensato uomo queste tre persone, e a che rischio anco ponesse il barone, che cosi poteva esser anciso come egli il cognato svenò. E se per sorte esso frate era dal barone incontrato, vi so dire che egli averebbe, come dicono i mariuoli, avuto le sue a colma misura, e penso che mai più non ingannava né uomo né donna. E forse non sarebbe stato male che egli avesse