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NOVELLA XIII 9 d’esser libero, supplicandolo umilmente che più tosto volesse usar l'opera di lui libero che servo. E conoscendo l’ingordigia ed avarizia de l'imperadore, gli fece portar dinanzi cinquanta mila ducati d’oro in oro. Udita questa domanda, il crudelissimo tiranno entrò in tanta còlerà e si accese in lui l'ira che, dato di mano ad un assai grosso e noderoso bastone d'olmo, non avendo rispetto che colui seco era stato da fanciullo nodrito e che era capitano famoso e per molte vittorie illustre, quello buttò furiosamente per terra e cominciò con gran fierezza a sonarlo col bastone dandogli mazzate da orbo, e tanto lo percosse e ripercosse e si gli fiaccò la schiena, che egli si sentiva non poter più muover le braccia e con i piedi lo percoteva. Il misero servo tutto pesto e mezzo morto teneva pur gridato: — Signor mio soprano, io sono e sarò sempre tuo schiavo e con tutto il core ti ringrazio del conveniente e degno castigo che al mio peccato dato hai, perché conosco che io maggior supplizio meritava. — Simil crudeltà anzi maggiore usò il perfido tiranno contra alcuni giovanetti tenuti da lui in luogo di femine, i quali pareva che amasse più che gli occhi suoi. Questi poveri fanciulli avevano bevuto del vino che al signor era avanzato, il che da lui inteso, gli fece tutti senza pietà alcuna crudelmente morire. Con questa sua inudita crudeltà si rese a tutti i sudditi suoi cosi terribile che ciascuno di lui tremava. Molti ne fece morire per levar lor la roba, altri ammazzò per torgli le mogli, e per ogni minima occasione comandava che uno fosse ucciso. E se il carnefice si tosto come averebbe voluto non si trovava o non veniva, egli con le proprie mani faceva l'ufficio di manigoldo. Aveva fatto questo scelerato tiranno uno splendidissimo convito ai suoi bascià e primi uomini dopo la presa di Costantinopoli, e ne l’ardore de! convivare comandò che gli fosse menato dinanzi Rireluca con dui suoi figliuoli che erano prigioneri, fatti cattivi ne la presa di Costantinopoli. Come gli furono avanti, fece tagliar per mezzo e spaccar il maggior figliuolo come si suol far un porco. Pensate che animo era quello del misero Rireluca veggendo il suo maggior figliuolo nel suo cospetto a quel modo ucciso. Il minor figliuolo, perché era