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NOVELLA XXIV 109 veggia generalmente avvenire, avviene egli molto più spesso ne le cose ove amore impera: dico « amore » parlando secondo il commun uso, a ciò non dica « abuso ». Io non dubito punto che amore non sia cosa santa, divina e a noi mortali necessaria, imperò che se non fosse amore, sarebbe la vita nostra come il cielo senza stelle e sole. Che da amore tutti i beni procedino, tutte le vertu naschino, tutti i buon costumi s’informino e che sia nel vero il dolcissimo condimento de la vita umana, cui senza ogni cosa sarebbe insipida e senza piacere o gioia alcuna, chi dubita o non lo crede, cotestui va cercando la candidezza ne la neve ed il calore in mezzo il fuoco. E se par talora che da amore nascano liti, differenze, discordie, nemicizie, travagli, morti e altri innoverabili mali, nasce perché noi altri, legati i piedi e le mani a la ragione, diamo, abbagliati da caduco e fugace piacere, il freno de l’azioni nostre in mano a l’appetito e quello seguitiamo per torte e scabrose vie, né sappiamo discernere il sentiero de l’amore da quello de la voglia e del senso, onde andiamo in mille precipizi. Ma io non cominciai a parlare per entrar ne le disputazioni e scole dei filosofanti, e volervi oggi mostrare qual il vero Amore figliuolo de la celeste Venere e qual sia il falso Cupido nasciuto da la terrestre, ché altro luogo ed altro tempo a questo bisogneria. Ma solo a novellare mi posi per dimostrarvi quanto danno sia seguito dal disonesto appetito d’un cordigliero, il quale, allargate le redini a la sensuai sua concupiscenza, è stato di grandissima rovina a due nobilissime famiglie cagione. E se non fosse che la cosa tanto è divolgata che quasi da tutti si sa, io non sarei stato oso a nomar l’ordine del frate già mai per non dar materia ai maledici di biasimar cosi sacra religione come è quella di san Francesco. Ma in ogni setta, in ogni collegio e in ogni santa congregazione ve ne sono de’ buoni e de’ tristi, né perciò l’ordine o collegio, che santamente fu instituito, si deve biasimare, ma devesi notare e riprender quel malfattore che con le sue triste opere vuol la sua religione render infame. Ora venendo al fatto, dico che nel fertile, ricco e grande quanto altro che al mondo si ritruovi reame di Francia, che sempre è stato in ogni età inclinatissimo a la religione