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NDA NOVELLA XXIV Un frate minore con nuovo inganno prende d’una donna amoroso piacere, onde ne séguita la morte di tre persone ed egli si fogge. Io porto ferma openione, amabilissime donne e voi cortesi gentiluomini, che qui radunati séte per fuggir novellando il noioso fastidio del caldo del merigge e quest’ora, che molti dispensano o in dormire o in giuocare, trapassate onestamente in raccontar ciò che a la giornata s’intende degno di memoria, che questo nostro utile e pieno di piacer essercizio sia più lodevole — dicasi la parola senza invidia — che consumar il tempo nel sonno o vero nel gioco, perciò che mi pare aver udito assai spesso dire che ordinariamente il sonno sul mezzo giorno suol a’ corpi nostri di molte infermità esser cagione, le quali se cosi tosto non si sentono, come l’uomo poi va verso la vecchiezza, sogliono con distillazioni di catarri, discese d’umori, doglie ed altri stimoli mandarne i suoi messaggeri e d’ora in ora accrescer le male disposizioni. Del giuoco penso che non bisogni farne molta lite, ma che sia assai chiaro il più de le volte dal giuocare provenir mille disordini, e oltra la perdita del tempo che è cosa preziosissima, e la perdita de la roba che oggidì si stima da molti il primo sangue, ne nascono tra i più cari amici immortali nemicizie, che tirano a lungo andare dietro a sé questioni, mischie, ferite ed assai sovente morte d’uomini; senza che il giuocare par che tiri a sé per i capegli la bestemmia di Dio e dei santi, peccato troppo enorme e troppo offensivo de la divina maestà. Lasciato adunque il dormire da questa ora a chi lo vuole e il trastullo del gioco a chi piace, seguitaremo del novellare la solita nostra costuma. E poi che a me tocca il dire, vi narrerò un pietoso accidente, che intesi non è troppo esser accaduto in Normandia. E ben che molti altri n’abbia per le mani, nondimeno piacemi dirvi questo, il quale essendj stato detto dal personaggio che si sa, si deve creder esser vero. Dicolo anco a ciò possiate vedere a quanti perigliosi errori ne trasporti il governarsi senza ragione. Il che ancora che in tutte le cose si