Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu/94

NOVELLA XL 91 marito, ma non in modo che lo potesse conoscere, s’imaginò che quello fosse Petrone, il quale per la stagion che calda era s’avesse eletto dormire in saletta che alquanto era fresca. Onde lieta fra sé disse: — Proprio ho io trovato costui dove lo voleva. Noi faremo le nostre nozze sovra il tettuccio. — Il perché ella aperte le braccia gli andò allegramente incontro e cosi tutti dui amorosamente si abbracciarono. Cocco fermamente credendo che colei fosse Nardella, pieno di gioia cominciò a basciarla e farle i maggior vezzi e le più amorevoli carezze che poteva. Domicilia anco basciava lui e forte al petto se lo stringeva. Anima mia di qua, cor mio di là, vita mia in su, speranza mia in giù e simili motti amorosi andavano a torno. Erano perciò le parole si pianamente dette che non si potevano insieme conoscere. E perché l’uno aveva voglia di scaricar la balestra e l’altra di ricever il verettone, s’andarono a metter sul mata- razzo del lettuccio, di maniera che Cocco per mostrarsi a la sua Nardella prode cavaliero e valoroso amante corse due lande senza mai levarsi d’arcione. Né si partirono si tosto da la giostra che anche due altre non ne rompessero. Fatto questo Domicilia pose al marito in mano alquanti danari e gli disse: — To’ questi pochi danari e goderai quelli per amor mio ed in dispregio di quel becco gaglioffo, — e dettogli questo, subito da lui si parti. Cocco avuti i danari forte si meravigliò e dei danari e de le parole, e diceva tra sé: — Che diavolo vuol dir costei? che danari? che becco? — Con queste parole, mezzo fuor di se stesso, passo passo se ne indrizzò verso la camera sua. La donna sentendosi per i siropi inghiottiti il corpo moversi, andò al luogo necessario a scaricar il ventre. Ma mentre che Cocco credendosi l’altrui terreno aver lavorato e’ s’era pur affaticato sovra il suo, facevasi in un altro luogo un’aspra battaglia, con ciò sia che Nardella come fu in letto, pensando esser appresso al messere, s’accostò a Petrone dicendo: — Non dormir più, anima mia. Destati, destati, ché io sono la tua Nardella. — A si fatte parole Petrone risvegliato e sentendo pur replicare due o tre fiate — Io son Nardella, — e parendogli a la voce che fosse quella, rimase mezzo sbigottito e non sapeva ove si fosse. Ma ella che