pensieri meno che onesti ed in simili cogitazioni non prenda
piacere e non si diletti e che poi non se ne confessi? Questi non
sono mica pensieri da purgar con l’acqua santa. Vi so dire che
egli deve quando si confessa passar assai leggermente i peccati suoi. Qual meraviglia adunque se talora fa de le cose che
non stanno al cimento in conto alcuno? lo non voglio ora parlarvi de le sue mercadanzie che fa di grano e di vino e di vender
a tempo con quel maggior prezzo che può. Insomma io vi conchiudo che ai giorni miei io ho vedute e lette di molte sgarbatissime pazzie fatte da uomini maritati e non maritati per gelosia,
i quali si persuadeno come la gelosia gli ha ingombrati esser
Salomoni e che le azioni loro non possino esser morse da Momo;
ma tante e si segnalate e cosí fuor d’ogni ragione, chi vide, chi
udí, chi lesse giá mai? Certo, che io mi creda, nessuno. Molti
per gelosia hanno svenate le mogli. Il confesso. Ma trovarete che
da subito e temerario furor assaliti si averanno bruttate le mani
nel sangue feminile, e poi pentiti dei lor errori non fanno che
piangere e disperarsi. Gandino quante piú pazzie adopra tanto
piú si prezza e, come si dice, a sangue freddo fa di queste mellonaggini che udite avete, né è stato mai possibile che una volta,
essendo tante fiate da la signora Clarice ripreso e da molti altri,
abbia voluto confessare né conoscer gli errori suoi, anzi da piú
se ne tiene e dice apertamente che per governare una moglie
non ha invidia a persona che sia. E giá piú volte sopra questa
materia hollo io udito contendere e mantener con frivole persuasioni le sue pazzie. Onde io ragionevolmente conchiuderò che
in un maritato e in ogn’altra sorte d’uomini e donne non si truovi
il piú periglioso morbo di quello de la gelosia; di quella, dico,
che passa tutti i termini del devere, perciò che esser geloso fino
a certo termine è cosa lodata e necessaria. Ma come si passa
da la vertú al vizio, non è gelosia, ma espressissima pazzia, come
in questo ser Gandino s’è veduto. Adunque, come diceva il Montachino, questo mondo è una gabbia piena d’infinite e varie specie
di pazzeroni, e che molti di coloro i quali si pensano esser i piú
saggi sono i piú pazzi, come a le opere loro senza altri testimoni chiaramente si vede. Si che, monsignor mio molto rive-