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NOVELLA X 41" onde io ci andai e condussi il vecchio in sala, al quale il capo e le mani forte tremavano. Com'egli fu in sala, parlando schietto il parlar veneziano dei nicoletti, abbracciò il Bembo dicendo: — Lodato sia Iddio, Zenso mio, che avanti ch’io mora ti veggio la Dio mercé sano — si chiamano l’un l'altro « Zenso » se hanno un medesimo nome; — e con questo lo basciò in fronte lasciandogli un poco di bava sul viso. E perché sappiate come era vestito, udite. Egli aveva indosso una toga a la ducale che già fu di scarlatto e alora era scolorita e pelata che se le vedeva tutta l’orditura, e non aggiungeva a un gran palmo ai piedi. Aveva poi una cornetta che si chiama da' veneziani « becca », di panno morello, più vecchia chel a madre di Evandro e in alcuni luoghi stracciata. La berretta era a la veneziana, unta e bisunta fuor di misura. Le calze erano ne le calcagna lacerate, con un paio di pantofole che i veneziani chiamano « zoccoli », si triste che i diti dei piedi per la rottura de le calze pendevano fuori. Messer Gian Battista l’abbracciò e gli disse: — Magnifico, voi ci avete fatto torto a non venir a smontar qui in casa vostra, ché essendo parente del signor Bembo, séte padrone di noi altri. — E volendo mio fratello mandar a l’osteria a pigliar i cavalli, disse il vecchio che non bisognava, perché era venuto suso una cavalla a vettura e ito ad albergo col Cigogna suo antico oste. Il signor Pietro veggendo il vecchio si mal in arnese e che cosi sgarbatamente parlava, mezzo si stordì e non sapeva che dirsi. In questo il vecchio entrò a ragionar di casa Bemba e si minutamente raccontò tutti i parenti loro e di quanto gli era per molti anni avvenuto che pareva che avesse il registro di ciò che diceva innanzi agli occhi. E parlando del padre ed avo e di messer Carlo fratello del Bembo, si lasciava di tenerezza cader alcune lagrime. Poi disse: — lo ho inteso, Zenso mio, che tu componi di bei versi che sono più belli che non è il Serafino né il Tebaldeo. Che Dio ti benedica, Zenso mio. — Dicendo questo sternutò dinanzi e di dietro tre volte molto forte e disse: — Perdonatemi, figliuoli miei, ché io son vecchio ed il freddo dei piedi m’ha causato questo; — onde s’accostò al fuoco e cavando i piedi de le pantofole, or l’uno ed or l’altro scaldava. M. Banobllo, Novelle.