Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
NOVELLA X 413 avessero avuto a far con persone svegliate ed avviste, non so come loro le beffe fossero riuscite. Essi si abbatterono in un Calandrino, sempliciotto e disposto a creder tutto quello che udiva ed uomo proprio da fargli mille# beffe. Taccio il bambo, quel maestro Simone che quando ei parti da Bologna credo io che con la bocca aperta fuor se n’uscisse e tutto il senno che apparato aveva, col fiato volò via. Io vorrei che si fossero apposti a beffar altri che uno scemonnito pittore ed un medico insensato che non sapeva se era morto o vivo, tanto teneva del poco senno. Credetelo, che averebbero imparato senno a le spese loro e cosi di leggero non veniva lor fatto di far dispregna r Calandrino e fargli l’altre beffe che gli fecero, né avertano fatto credere quello andar in corso e tante meraviglie come credette maestro Simone. Ma le novelle si scriveno secondo che acca- deno, o almeno deveriano esser scritte non variando il soggetto, se bene con alcun colore s’adorna. E poi che io veggio che il caldo è in colmo e che fin a cena ci è tempo assai e che questi nostri gentiluomini e gentildonne col ragionar tra loro in diversi drappelli passano il tempo, io vi vo’ far toccar con mano che in Verona è stato un pittore di molto maggior avvedimento ed accortezza che non furono i dui pittori del Boccaccio; con ciò sia cosa che se eglino ingannarono ser Calandrino e maestro Simone che erano « pecora campi, oves et boves », questo nostro di cui intendo parlarvi ingannò o per dir meglio, senza dubio beffò due segnalate ed accortissime persone e degli altri assai, che quando gli nominerò vi farò far di meraviglia il santo segno de la croce. Egli primieramente beffò il signor Gian Battista Spinello conte di Cariati al tempo che governava la città nostra di Verona a nome di Massimigliano d’Austria imperadore, e nondimeno esso conte era astutissimo ed uomo di gran maneggio. Beffò poi il dottissimo e vertuoso signor Pietro Bembo che tutti conoscete di che ingegno sia e prudenza, il quale papa Leone, uomo giudizioso e di buoni ed elevati ingegni conoscitore, non averebbe eletto per suo segretario se conosciuto non l’avesse di prudenza, sagacità ed accortezza dotato. E se non vogliamo per riverenza di questi dui personaggi eccellenti dire