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NOVELLA IX 403 Or via, io sento la vicina morte, perciò che conosco il veleno de l’acqua mortifera già tutte le membra avvelenando, m’ingombra. Dispuntella l’arca e qui mi lascia appressò a la mia donna morire. — Pietro per le già dette cose era in tal modo dolente che pareva che dentro al petto il core se gli schiantasse per l’infinito cordoglio che sentiva. Le parole furono assai che egli al padrone disse, ma tutte indarno perciò che a la velenosa acqua rimedio alcuno giovar più non poteva, avendo ella già tutte le parti de l’infetto corpo occupate. Romeo presa Giulietta in braccio e quella di continovo basciando, attendeva la vicina ed inevitabil morte, tuttavia dicendo a Pietro che l’arca dispuntellasse. Giulietta che già la vertù de la polvere consumata e digesta aveva, in quel tempo si destò, e sentendosi basciare dubitò che il frale venuto per levarla e averla a portar in camera, la tenesse in braccio ed incitàto dal concupiscibile appetito la basciasse; e disse: — Ahi padre fra Lorenzo, è questa la fede che Romeo aveva in voi? Fatevi in costà. — E sco- tendosi per uscirli de le braccia, aperse gli occhi e si vide esser in braccio a Romeo, ché ben lo conobbe ancora che avesse vestimenti da tedesco, e disse: — Oimè, voi sete qui, vita mia? ove è fra Lorenzo? ché non mi levate voi fuor di questa sepoltura? Andiamo via per amor di Dio. — Romeo come vide aprir gli occhi a Giulietta e quella senti parlare e s’avvide sensibilmente che morta non era ma viva, ebbe in un tratto allegrezza e doglia fuor d’ogni credenza inestimabile, e lagrimando e la sua carissima moglie al petto stringendosi disse: — Ahi vita de la mia vita e cor del corpo mio, qual uomo al mondo ebbe mai tanta gioia quanta io in questo punto provo, che portando ferma openione che voi foste morta, viva e sana ne le mie braccia vi tengo? Ma qual mai fu dolor al mio dolor eguale e qual più penosa pena il mio cordoglio agguaglia, poi che io mi sento esser giunto al fine dei miei infelicissimi giorni e mancar la vita mia quando più che mai deveva giovarmi di vivere? Ché s’io vivo mezz’ora ancora, questo è tutto il tempo ch’io restar in vita possa. Ove fu già mai più in un sol soggetto in uno ¡stesso punto estrema allegrezza e doglia infinita, come io in me medesimo