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402 PARTE SECONDA Romeo e vide la carissima moglie che invero pareva morta. Cadette subito Romeo tutto svenuto a lato a Giulietta, di quella assai più morto, ed un pezzo stette fuor di sé tanto dal dolore oppresso che fu vicino a morire. In sé poi rivenuto la carissima moglie abbracciò e più volte basciandola, di caldissime lagrime lo smorto viso le bagnava, c dal dirotto pianto impedito non poteva formar parola. Egli pianse assai e poi disse di molte parole che averebbero commosso a pietà i più ferrigni animi del mondo. A la fine avendo tra sé deliberato di non voler più vivere, presa la picciola ampolletta che recata aveva, l'acqua del veleno che dentro v’era postasi a la bocca, tutta in un sorso mandò giù per la gola. Fatto questo, chiamò Pietro che in uno dei canti del cimitero stava, e gli disse che su salisse. Salito che fu ed a l'orlo de l’arca appoggiato, Romeo in questo modo gli parlò: — Eccoti, o Pietro, mia moglie, la quale se io amava ed amo tu in parte lo sai. Io conosco che tanto m’era possibil vivere senza lei quanto senza anima può viver un corpo, e perciò portai meco l’acqua « del serpe », che sai che in meno di un’ora ammazza l'uomo, e quella ho bevuta lietamente e volentieri per restar morto qui a canto a quella che in vita tanto amai, a ciò che se vivendo non m’è lecito di starmene seco, morto almeno con lei resti sepolto. Vedi l’ampolla ove era dentro l’acqua che, se ti ricordi, ci diede in Mantova quello spoletino che aveva quegli aspidi vivi ed altri serpenti. Iddio per sua misericordia ed infinita bontà mi perdoni, perciò che me stesso non ho io ucciso per offenderlo, ma per non rimanere in vita senza la cara mia consorte. E se bene mi vedi gli occhi molli di lagrime, non ti pensar già che io per pietà di me che giovanetto mora, pianga; ma il pianto mio procede dal dolore che sento grandissimo per la morte di costei che degna era viver più lieta e tranquilla vita. Darai questa mia lettera a mio padre, al quale ho scritto quanto desidero che faccia dopo la morte mia cosi circa questa sepoltura come circa i miei servidori che sono in Mantova. A te che sempre m’hai fedelmente servito ho fatto tal parte che non averai mestieri servir altrui. Io son certo che mio padre darà essecuzione integralmente a quanto gli scrivo.