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PARTE SECONDA non mi vogliono ancidere, a me stesso darò morte. — Questo dicendo diede di mano a la spada che al capo del suo letto era. e quella subito tratta del fodro verso il suo petto contorse, mettendo la punta a la parte del core. Ma il buon servidore Pietro fu tanto presto che egli non si puoté ferire, e in un tratto l'arme gli levò di mano. Gli disse poi quelle parole che in simil caso ogni fedel servidore al suo padrone deve dire, ed onestamente di tanta follia quello ripigliando, lo confortò quanto seppe e puoté il meglio, essortandolo a dever vivere, poi che con soccorso umano a la morta giovane aita dar non si poteva. Era si a dentro Romeo de la crudelissima nuova di cosi impensato caso stordito e quasi impietrato e divenuto marmo, che lagrima da gli occhi non gli poteva uscire. E chi l’avesse in faccia guardato avena detto che più a statua che ad uomo assembrasse. Ma guari non stette che le lagrime cominciarono a stillare in tanta abbondanza che pareva un vivo fonte che con sorgente vena acqua versasse. Le parole che piangendo e sospirando disse averebbero mosso a pietà i più duri e adamantini cori che mai tra barbari fossero. Come poi il dolor interno si cominciò a sfogare, cosi cominciò Romeo varie cose tra sé pensando, a lasciarsi vincer da le sue acerbe passioni e dar luogo ai malvagi e disperati pensieri, e deliberò poi che la sua cara Giulietta era morta, non voler a modo veruno più vivere. Ma di questo suo fiero proponimento non ne fece sembiante alcuno né motto disse, anzi l’animo suo dissimulò, a ciò che un’altra volta dal servidore o da chi fosse non ricevesse impedimento a far quanto in animo caduto gli era di mandar ad essecuzione. Impose adunque a Pietro che solo era in camera, che de la morte de la moglie niente a persona dicesse e meno palesasse l’errore in che quasi era caduto di voler uccider se stesso; poi gli disse che mettesse ad ordine dui cavalli freschi, perché voleva ch'andassero a Verona. — Io vo’— diceva — che a mano a mano tu ti parta senza far motto a nessuno; e come tu sei a Verona, senza dir nulla a mio padre che io sia per venire, fa’ che tu truovi quei ferramenti che bisognano per aprir l’avello ove mia moglie è sepolta, e puntelli da puntellarlo, perché io questa sera al tardi entrerò in Verona e me ne verrò