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NOVELLA IX 397 caduta, non intendeva cosa che se le dicesse ed altro non faceva che pianger e sospirare e mandar ad ora per ora le strida sino al cielo e scapigliarsi come forsennata. Messer Antonio non meno di lei dolente, quanto meno con lagrime sfogava il suo cordoglio tanto più a dentro quello maggior diveniva; tuttavia egli che teneramente la figliuola amava, sentiva dolor grandissimo, ma come più prudente meglio sapeva temperarlo. Fra Lorenzo quella matina scrisse a lungo a Romeo l’ordine dato de la polvere e quanto era seguito, e che egli la seguente notte anderia a cavar Giulietta fuor de la sepoltura e la porteria a la sua camera. E perciò che egli studiasse venirsene travestito a Verona, che lo attenderia fino a mezza notte del seguente giorno e che si terria poi quel modo che meglior lor fosse paruto. Scritta la lettera e suggellata, la diede ad un suo fidato frate e strettissimamente gli commise che quel di andasse a Mantova e trovasse Romeo Montecchio e a lui desse la lettera e non ad altra persona, fosse chi si volesse. Andò il frate ed arrivò a Mantova assai a buon'ora e smontò al convento di San Francesco. Messo giù il cavallo, mentre che egli cercava il padre guardiano per farsi dar un compagno per poter accompagnato andar per la città a far sue bisogne, trovò che molto poco innanzi era morto uno dei frati di quel convento, e perché era un poco di sospetto di peste, fu giudicato dai deputati de la sanità il detto frate esser senza dubio morto di pestilenza, e tanto più che se gli ritrovò un gavocciolo assai più grosso d'un ovo ne l’anguinaia, che era certo ed evidentissimo indizio di quel pestifero morbo. Or ecco che in quell’ora a punto che il frate veronese domandava il compagno, sovravennero i sergenti de la sanità che al padre guardiano comandarono soito pene gravissime per parte del signor de la città che egli per quanto aveva cara la grazia del prencipe a modo veruno non lasciasse uscir persona fuor del monastero. 11 frate venuto da Verona voleva pure allegare che alora alora era arrivato né s’era mescolato con nessuno; ma invano s'affaticò, ché a mal suo grado gli convenne rimanere con gli altri frati nel convento, onde non diede quella benedetta lettera a Romeo né altrimenti gli mandò a dir cosa alcuna. 11 che fu di grandissimo