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NOVELLA IX 395 membra un gelato sudore, parendole tratto tratto che ella da quei morti fosse in mille pezzi smembrata. Con questa paura stette alquanto che non sapeva che farsi ; poi alquanto ripreso d’ardire, diceva fra sé: —Oimè, che voglio io fare? ove voglio lasciarmi porre? Se per sorte io mi destassi prima che il frate e Romeo vengano, che sarà di me? Potrò io sofferire quel gran puzzo che deve render il guasto corpo di Tebaldo, che a pena per casa ogni tristo odore quantunque picciolo non posso patire? Chi sa che alcuno serpe e mille vermini in quel sepolcro non siano, i quali io cotanto temo ed aborrisco? E se il core non mi dà di mirargli, come potrò sofferire che a torno mi stiano e mi tocchino? Non ho io poi sentito dir tante e tante volte che molte spaventevoli cose di notte sono avvenute non che dentro a sepolture ma ne le chiese e cimiteri? — Con questo pauroso pensiero mille abominevoli cose imaginando, quasi si deliberò di non prender la polvere e fu vicina a spargerla per terra, e andava in strani e vari pensieri farneticando, dei quali alcuno l’invitava a pigliarla ed altri le proponevano mille casi perigliosi a la niente. A la fine poi che buona pezza ebbe chime- rizzato, spinta dal vivace e fervente amore del suo Romeo che negli affanni cresceva, ne l’ora che già l’Aurora aveva cominciato a por il capo fuor del balcone de l’oriente, ella in un sorso, cacciati i contrari pensieri, la polvere con l’acqua animosamente bevendo, a riposar cominciò e guari non stette che s’addormentò. La vecchia che seco dormiva, ancor che tutta la notte avesse compreso che la giovane nulla o poco dormiva, non pertanto del beveraggio da quella bevuto s’accorse; e di letto levatasi, attese a far suoi bisogni per casa come era usata. Venuta poi l’ora del levarsi de la giovane, tornò la vecchia a la camera dicendo come fu dentro: — Su su, ché gli è tempo di levarsi. — Ed aperte le finestre e veggendo che Giulietta non si moveva né faceva vista di levarsi, se le accostò e dimenandola disse: — Su su, dormigliona, levati. — Ma la buona vecchia cantava a’ sordi. Cominciò a scuoterla fortemente e dimenarla quanto poteva, e poi tirarle il naso e punzicchiarla; ma ogni fatica era nulla. Ella aveva di modo legati gli spiriti vitali che i più orrendi e strepitosi