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370 | Parte seconda |
avversi avvengono, il capitano Alessandro Peregrino narrò una pietosa istoria che in Verona al tempo del signor Bartolomeo Scala avvenne, la quale per il suo infelice fine quasi tutti ci fece piangere. E perché mi parve degna di compassione e d'esser consacrata a la posterità, per ammonir i giovini che imparino moderatamente a governarsi e non correr a furia, la scrissi. Quella adunque da me scritta a voi mando e dono, conoscendo per esperienza le ciancie mie esservi grate e che volentieri quelle leggete; il che chiaramente dimostra il vostro colto e numeroso epigramma che sovra le mie Parche già componeste. State sano.
NOVELLA IX
La sfortunata morte di dui infelicissimi amanti che l'uno di veleno e l'altro di dolore morirono, con vari accidenti.
Io credo, valoroso signor mio, se l'affezione che io meritamente
a la patria mia porto forse non m'inganna, che poche
cittá siano ne la bella Italia le quali a Verona possano di bellezza
di sito esser superiori, si per cosi nobil fiume com'è l'Adice che
quasi per mezzo con le sue chiarissime acque la parte e de le
mercadanzie che manda l'Alemagna abondevole la rende, come
anco per gli ameni e fruttiferi colli e piacevoli valli con aprici
campi che le sono intorno. Taccio tante fontane di freschissime e
limpidissime acque ricche che al comodo de la cittá serveno,
con quattro nobilissimi ponti sovra il fiume e mille venerande
antichitá che per quella si vedeno. Ma perché a ragionar non mi
mossi per dir le lodi del nido mio natio che da se stesso si loda
e rende riguardevole, verrò a dirvi un pietoso caso ed infortunio
grandissimo che a dui nobilissimi amanti in quella avvenne.
Furono giá al tempo dei signori de la Scala due famiglie in
Verona tra l'altre di nobiltá e ricchezze molto famose, cioè i
Montecchi e i Capelletti, le quali tra loro, che che se ne fosse
cagione ebbero fiera e sanguinolente nemicizia, di modo che in
diverse mischie, essendo ciascuna potente, molti ci morirono cosí
di Montecchi e Capelletti come di seguaci che a quelli s'accostarono; il che di piú in piú i lor odii accrebbe. Era alora signor