Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu/359

356 PARTI-: SECONDA che consiglio fora il vostro, se in cosi miserabil caso il tempe- stoso vento de la strabocchevol fortuna, o donne, vi sospingesse? Certo io credo che in simil fortunevol pericolo tutte isvenireste. Ma ritornando a la mia istoria, vi dico che tantosto che la intrepida giovane vide l’abbate a lei avventarsi e gli altri rabbiosamente a torno ai parenti combattere, pensando che di tutto questo assalimento ella sola era potissima cagione, in un tratto fece tra sé mille pensieri e in un subito, imperò che carestia di tempo aveva, da nuovo consiglio sovrapresa, con animo forse più forte, audace e magnanimo che a fanciulla di cosi basso legnaggio non era convenevole, fatto buonissimo viso, a l'abbate rivolta quasi sorridendo in questo modo disse: — Signor abbate, dammi quella nuda spada che hai in mano, a ciò che io per me stessa faccia in un punto di te, signore, e di me aspra vendetta contra questo mio geloso padre che per la vecchiaia è scemon- nito ed è sempre stato cagione che io non abbia mai dimostro d’aggradir l’amor tuo che portato m’hai. Egli, signor mio, di continovo con suoi fastidiosissimi stimoli mi tormentava, mi garriva e non mi lasciava posar già mai. Il perché devi esser sicuro che se egli non fosse, mia madre ed io saremmo ad ogni comando tuo ubidienti. — Cominciava il padre a sgridarla ed a chiamarla trista e ghiotta, quando a le parole de la fanciulla il troppo credulo amante, di nuovo stupore e meravigliosa letizia ripieno, diede quella intiera ed indubitata fede che a le cose certissime prestano quelli che facilmente il tutto credono. Onde tutto ad un tempo a la scaltrita ed animosa sua innamorata la candida e morbidetta mano stendente, la spada ignuda porse. Ella subito che si vide aver la desiata spada in mano, con grandissimo coraggio al sempliciotto abbate che già faceva il bocchino e di gioia s’ingalluzzava, arditamente e non con viso feminile disse: — Abbate, tirati a dietro e non mi t’appressare, ché per l'anima di mio padre io senza rispetto veruno mi dif- fenderò. — Dopoi al lagrimante e con roca voce mercé chiamante padre rivoltata ed animosamente la guadagnata spada vibrando, come se lungo tempo ne le scole da schermir fosse- avvezzata, cosi disse: — O caro padre, tu col tuo coltello che