tutto il di per casa fiutando come un can segugio per spiar
tutto ciò che si faceva, e mille volte l’ora in qua e in lá trascorreva, che pareva proprio che fondato fosse su l’argento vivo o
vero che morso fosse stato da una de le tarantole de la Puglia.
Essendo adunque Gandino di questo modo concio, o fosse vero
o fingesse, mai non riposava. Sogliono communemente le damigelle che ne le corti s’allevano, quanto piú sono di poveri parenti e di vil sangue nate, tanto piú far le grandi e volersi sempre porre innanzi a le meglio nate di loro. Cosi faceva Zanina,
che nel modo suo del vivere pareva a punto che uscita fosse da
l’illustrissima schiatta dei nobilissimi signori Vesconti, e poche
donne vedeva de le quali non dicesse male, come se ella fosse
stata la piú nobile e la piú bella del mondo. Come fu maritata,
pochi giorni passavano che non si lamentasse de la doglia del
capo, e se ne stava uno e dui giorni in camera senza servir la
padrona né far cosa alcuna. In questo tempo Gandino da lato
a lei punto non si partiva e mostrava in apparenza aver maggior dolor di lei. Era divenuto maggiordomo Gandino de la
signora Clarice, ed ogni volta che la moglie si mostrava inferma
e stava ritirata in camera, egli la faceva servir come una prencipessa
e le faceva portar le sue vivande in piatti d’argento e
coperti, e voleva che mentre mangiava i servidori la servissero
a capo scoperto. Il che mi abbattei una volta a veder essendo
a Gibello, e mi parve molto strano veggendo che in servir a
tavola la signora Clarice stavano coperti. Zanina che era scaltrita e piú maliziosa d’una volpe, per meglio confettar il marito
che era un augellaccio e nuovo squasimodeo, talora se un’oncia
di male sentiva fingeva averne piú di cento libbre, e se ne stava
tutto ’l di in camera con il Petrarca, le Centonovelle o il Furioso, che di nuovo era uscito fuori, ne le mani, o leggeva la
Nanna o sia Raffaella de l’Aretino, di maniera che bene spesso
ser Gandino, a ciò che la moglie troppo leggendo non s’affaticasse, faceva egli il lettore, e con quella sua goffa pronunzia
bergamasca le leggeva tutto ciò che ella comandava. Cosi, tanto
che ella diceva sentirsi indisposta, egli voleva che in camera
mangiasse e la faceva meglio servire che non si serviva la