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PARTE SECONDA
ritenne e con viso rigido e senza lagrime cosi le parlò: — Tu sai,
nutrice mia, che quanto bene io aveva al mondo era questo sleal
amante: ch’io fossi sua moglie tu sai si bene coni’io. Ma non
avendo egli riguardo a tanto amore quanto io gli portava, e
meno al maritai anello che mi diede, ha avuto ardire di spo¬
sar un'altra. Il che quando io intesi non so perché di doglia non
morissi. Ma in vita mi tenni per far di lui e di me ad un tratto
vendetta, lo chiaramente conosceva che impossibile stato mi sa¬
ria di vivere e vedere che altra donna l’avesse posseduto, onde
per non morir mille volte l’ora, ho eletto per meglio, morire
una sol volta, finir i miei guai. Ma perciò che restando egli in
vita, io con quel dispiacere morta sarei che fosse d’altra stato
e non mio, come vedi, l’ho ucciso. Resta che animosamente lo
segua. — Dir queste ultime parole e darsi nel petto col pugnale
che ancora sangue stillava, fu tutto uno. Ella si passò sotto la
sinistra poppa, e morta subito sovra il morto amante cadette.
La sconsolata nutrice cominciò ad alta voce a far le maggior
strida che mai forsennata donna facesse. Corse il padre de la
sventurata Emilia al romore, corsero tutti quei di casa, uomini
e donne, e veduto l’orrendo spettacolo, facevano di pianti, di
gemiti e d'ululati tutta la casa rimbombare. La matina il padre
di Fabio avuta la crudelissima nuova, quasi mori, e tardi pentito
di non aver al figliuolo compiaciuto, senza ricever consolazione
alcuna miseramente piangeva.