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34« PARTE SECONDA ritenne e con viso rigido e senza lagrime cosi le parlò: — Tu sai, nutrice mia, che quanto bene io aveva al mondo era questo sleal amante: ch’io fossi sua moglie tu sai si bene coni’io. Ma non avendo egli riguardo a tanto amore quanto io gli portava, e meno al maritai anello che mi diede, ha avuto ardire di sposar un'altra. Il che quando io intesi non so perché di doglia non morissi. Ma in vita mi tenni per far di lui e di me ad un tratto vendetta, lo chiaramente conosceva che impossibile stato mi saria di vivere e vedere che altra donna l’avesse posseduto, onde per non morir mille volte l’ora, ho eletto per meglio, morire una sol volta, finir i miei guai. Ma perciò che restando egli in vita, io con quel dispiacere morta sarei che fosse d’altra stato e non mio, come vedi, l’ho ucciso. Resta che animosamente lo segua. — Dir queste ultime parole e darsi nel petto col pugnale che ancora sangue stillava, fu tutto uno. Ella si passò sotto la sinistra poppa, e morta subito sovra il morto amante cadette. La sconsolata nutrice cominciò ad alta voce a far le maggior strida che mai forsennata donna facesse. Corse il padre de la sventurata Emilia al romore, corsero tutti quei di casa, uomini e donne, e veduto l’orrendo spettacolo, facevano di pianti, di gemiti e d'ululati tutta la casa rimbombare. La matina il padre di Fabio avuta la crudelissima nuova, quasi mori, e tardi pentito di non aver al figliuolo compiaciuto, senza ricever consolazione alcuna miseramente piangeva.