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novella xxxiv 31

e che attendesse a vivere in pace; e che se pur voleva governar sua moglie a suo modo, che facesse ciò che piú gli piaceva, e lasciasse la cura a lei de le donzelle, ché ben le saperia governare, e che tante ne aveva avute e maritate ne le quali la Dio mercé non era mai accaduto un minimo scandalo. Ma egli non metteva mente a cosa che la padrona gli dicesse, e veggendo che non era udito e che i ricordi suoi non si mettevano in essecuzione, di stizza imperversava e diceva ciò che a bocca gli veniva cosí contra quelli di casa come contra la signora. Né per altro cercava egli che le donzelle fossero da la padrona tenute chiuse come monache se non per far che sua moglie non avesse cagione di rammaricarsi e dirgli come talora soleva: — Le mie compagne se ne stanno in festa e in gioia, ed io qui in camera da voi son tenuta serrata come una romitella, e pure devereste esser contento che io con le mie compagne mi trastullassi, ché se bene vi son forestieri, io non ho giá mai veduta cosa meno che onesta. — Ma egli non la voleva intendere e con sue magre ragioni si sforzava d’acquetarla. Venne un di a Gibello un grandissimo prelato giovine con bellissima compagnia seco ad albergar in ròcca. La signora Clarice cortesemente il raccolse, e per piú onorarlo lece invitar molte belle gentildonne a mangiar matina e sera con esso prelato, e fatti venir suoni eccellenti fece ogni di, mentre che il prelato ci dimorò, ballare. Il bergamasco a cui queste feste non piacevano, non volle mai che la Zanina venisse in ballo; il che fece che non solamente quelli di casa che giá sapevano il suo male, ma i forestieri tutti s’accorsero che egli aveva freddo ai piedi. Un’altra volta al tempo del carnevale ballandosi ed essendo ella in ballo, a la fine de la festa cominciò a farsi il ballo del torchio. Come Gandino vide cominciarsi questo ballo, entrò in tanta gelosia che assalito da subita còlera, senza considerar ciò che si facesse, andò e levò la moglie di mano a uno con cui ballava e la fece ritirar a la camera con biasimo di quanti v’erano e grandissimo sdegno. Ma egli non si curava che altri mormorasse di lui, né mai tanto Io seppe la signora gridare che volesse far altrimenti che a suo modo. E perché, come v’ho detto, era sospettosissimo, andava