e che attendesse a vivere in pace; e che se pur voleva governar
sua moglie a suo modo, che facesse ciò che piú gli piaceva, e
lasciasse la cura a lei de le donzelle, ché ben le saperia governare, e che tante ne aveva avute e maritate ne le quali la Dio
mercé non era mai accaduto un minimo scandalo. Ma egli non
metteva mente a cosa che la padrona gli dicesse, e veggendo
che non era udito e che i ricordi suoi non si mettevano in essecuzione,
di stizza imperversava e diceva ciò che a bocca gli
veniva cosí contra quelli di casa come contra la signora. Né
per altro cercava egli che le donzelle fossero da la padrona tenute chiuse come monache se non per far che sua moglie non
avesse cagione di rammaricarsi e dirgli come talora soleva: — Le
mie compagne se ne stanno in festa e in gioia, ed io qui in camera da voi son tenuta serrata come una romitella, e pure devereste esser contento che io con le mie compagne mi trastullassi,
ché se bene vi son forestieri, io non ho giá mai veduta cosa
meno che onesta. — Ma egli non la voleva intendere e con sue
magre ragioni si sforzava d’acquetarla. Venne un di a Gibello
un grandissimo prelato giovine con bellissima compagnia seco
ad albergar in ròcca. La signora Clarice cortesemente il raccolse,
e per piú onorarlo lece invitar molte belle gentildonne a mangiar matina e sera con esso prelato, e fatti venir suoni eccellenti fece ogni di, mentre che il prelato ci dimorò, ballare. Il
bergamasco a cui queste feste non piacevano, non volle mai
che la Zanina venisse in ballo; il che fece che non solamente
quelli di casa che giá sapevano il suo male, ma i forestieri tutti
s’accorsero che egli aveva freddo ai piedi. Un’altra volta al tempo
del carnevale ballandosi ed essendo ella in ballo, a la fine de la
festa cominciò a farsi il ballo del torchio. Come Gandino vide
cominciarsi questo ballo, entrò in tanta gelosia che assalito da
subita còlera, senza considerar ciò che si facesse, andò e levò
la moglie di mano a uno con cui ballava e la fece ritirar a la
camera con biasimo di quanti v’erano e grandissimo sdegno.
Ma egli non si curava che altri mormorasse di lui, né mai tanto
Io seppe la signora gridare che volesse far altrimenti che a suo
modo. E perché, come v’ho detto, era sospettosissimo, andava