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IL BANDELLO
al magnifico giovine
messer
niccolò salerno
Quanto s’ingannino tutti quegli uomini che s’innamorano e fanno servitú con quelle donne che per prezzo danno ogni di il corpo loro a chi le ricerca, infinite volte s’è veduto, perciò che in cosí fatto amore quasi non mai o di rado reciprocazione si truova. Ma il piú è che non sofferendo né potendo amor sofferir compagnia, se ami una di queste ti converrá aver tanti rivali quanti quella goderanno, il che in amore si riputa peggio che morte. E certo ne l'animo mio non può cadere come sia possibile che un gentiluomo possa piegarsi in modo alcuno ad amar donna che egli sappia esser sempre presta di sottomettersi a chiunque le dá danari e, come si fa in Vinegia, pattuirá con dui e tre che ciascun di loro abbia il suo determinato giorno da giacersi seco, parendo a me che qualunque ama qual donna si sia e sappia quella aver di sé fatto copia ad altrui o aver animo di farlo, debbia subito quell'amoroso fuoco ammorzare e lasciarla a colui a cui s’è data o vuol dar in preda. Tuttavia si trovano molti che per amor di queste cosí fatte donne fanno di molte pazzie; le quali come s’avvedeno che un giovine sia del lor amor tócco sul vivo, fanno le ritrose e mille arti usano per piú irretirlo ed invescarlo, e la notte sugli occhi suoi introducono chi piú lor piace in camera a giacersi seco, e lui lasciano miseramente dinanzi la porta su la nuda terra languire. Potrei mille altre taccarelle circa queste donne da vettura — ché cosi chiamar si ponno — dire, ma per onor degli uomini mi vergogno a raccontarle. Si ragionava di questa materia ne la ròcca di