pari fosse da lei accarezzato. Ora voi sapete bene esser comune
usanza che quando le damigelle de le signore, le feste e gli
altri di, sono scioperate e che vien a casa loro onorato forestiero, che per onorarlo e festeggiarlo si danza, si suona, si
canta, si gioca a’ giuochi festevoli e si sta sui piaceri, cicalando insieme allegramente di varie cose; ed ancora che non ci
sia amore, si costuma perciò, per l’ordinario, da tutti i galanti
gentiluomini far il servidore con le damigelle e servirle ed onorarle, pigliandone una per sorella, l’altra per cognata, l’altra per
figliuola, l’altra per zia e talora in burla per consorte, e con
simili titoli intertenersi e donarsi dei favori. Ma quando tal caso
avveniva, non voleva Gandino che sua moglie ballasse, che con
stranieri tenesse ragionamenti, né di brigata con l’altre si diportasse, anzi ne faceva romore con la signora e dicevale che
le sue donzelle erano mal costumate, presontuose, innamorate e
troppo baldanzose, e che non stava bene che tanto con gli stranieri ed altri si dimesticassero. Tuttavia il buon Gandino, quando
era mandato da la padrona in altri luoghi, era il primo a far l’innamorato con questa e con quella e molto forte dimesticavasi,
ed anco in alcuni monasteri aveva de le pratiche amorose, e
dava e riceveva doni e tutto ’l di scriveva lettere d’amore; il che
la moglie molto ben sapeva e mostrava curarsene assai poco.
Ella aveva, innanzi che si maritasse, tenuto un figliuolo a battesimo ad un soldato di Gibello che era piacevole e buon compagno, e, come si costuma, si chiamavano compare e comare.
Di questo entrò in gelosia grande il bergamasco e non volle
che Zanina lo chiamasse piú per compare né che parlasse seco,
di modo che volle che si rompesse il santo comparatico. Diceva
poi mille volte il di che chiaramente conosceva che quando egli
non ci era, che sua moglie aveva la libertá di far come l’altre e che
nessuno l’averia gridata né ritiratala da questo viver largo, ma
che tuttavia ringraziava Dio che conosceva d’aver per moglie una
saggia giovane che non andava dietro a queste cortegianerie.
La signora Clarice che era troppo buona e che si pensava con la
sofferenza e pazienza sua indurre Gandino a viver realmente e
da costumato cortegiano, gli diceva spesse volte che s’ingannava