Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu/323

320 PARTE SECONDA lui del prezzo, pigliò da lui molti palafreni, facendoli secondo la costuma lo scritto di mano, che a termine d’un anno gli pagaria intieramente il costo dei detti cavalli. Ora avendo già il compratore apparecchiato a chi dare a denari contanti essi cavalli, quel giorno stesso tutti gli diede via quasi per la metà meno di quello che al tedesco deveva pagare; onde avuto il danaro a la mano, attese a far il suo bisogno. Approssimandosi poi il termine di pagar al tedesco i presi cavalli, il buon milanese che per altri danni patiti e spese fuor di misura fatte non si trovava l’annoverato in mano per sodisfare al debito né sapeva ove prevalersi di tanta somma, si trovava molto di mala voglia; perciò che per le convenzioni che i mercadanti tedeschi hanno con la corte, senza altrimenti contestar lite né piatire, come mostrano gli scritti di questi e di quelli, si fa loro ragion sommaria, e prendeno i sergenti de la corte e fanno imprigionar i debitori e porre a l’incanto i beni di quelli. Venuto il termine, ecco venir il mercadante il quale cominciò a riscuoter i suoi crediti. Il gentiluomo milanese, che per ora Ambrogio sarà chiamato, non si trovando il modo di poter pagare, deliberò partirsi da Milano e segretamente in alcun luogo ricoverarsi tanto che Guglielmo, ché cosi aveva nome il mercadante tedesco, se ne ritornasse ne la Magna. Né dato indugio al pensiero, quel di medesimo che Guglielmo era giunto, egli si parti e andò verso Lodi per ricoverarsi poi, se bisogno era, a Crema. Aveva egli per moglie una giovane de le prime case di questa città, la quale oltra che era assai bella era poi tanto ben aggraziata, cortese, avvenevole e gentile che poche sue pari v'aveva e da tutti generalmente era molto apprezzata e riverita, ed era quella che meravigliosamente sapeva onorar gli stranieri che il valevano, quando tra loro si trovava. Ella non contenta degli abbracciamenti del marito, quando comodamente poteva, con un mollo ricco ed onorato uomo di chiesa, gentiluomo di Milano, che di lei era ferventissimamente innamorato, soleva ritrovarsi ed amorosamente prendersi piacere. E perché il prelato ecclesiastico era giovine nobilissimo, d'alto core e molto bello e gentile, ella non meno amava lui che egli lei amasse; perché d’un medesimo