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NOVELLA LIX 293 sentendo a l’arme sua diede di mano per diffóndersi; ma la spaventata Margarita non volle che s’aspettasse il marito, e spento quel lume che in camera era, con l’amante animosamente giù da una finestra saltò ne la strada e insieme con lui via se n’andò senza aversi fatto male. L’adirato marito nulla del fuggir degli amanti avendo sentito, tornato di sopra ed in camera entrato, come vide la lucerna ammorzata — Ahi malvagia femina — gridando disse, — io t’ho pur còlta, e non ti varrà l’aver spento il lume. — Il dire e il dare de l’arme a traverso il letto fu tutto uno. E quivi furiosamente di man dritti, riversi, fendenti e stoccate giocando, sfogava l’accesa còlerà. Era nel detto letto in un lato la figliuolina de la Margarita corcata che poteva aver circa diciotto mesi; e menando il marito coltellate da orbo, avvenne che in un tratto d'una coltellata egli, non gli sovvenendo de la bambina, le tagliò via di netto tutte due le gambe. La povera creatura gemendo miserabilmente se ne mori. Del che avvedutosi lo sfortunato spadaro e brancolando per il letto né vi trovando persona se non il corpicino monco de la sventurata bambina, dolente oltra misiira e disperato di cosi pietoso caso, fece a la fanticella che al romore era corsa accender il lume. Il misero non sapendo che farsi e dubitando che se in mano de la giustizia andava non gli fosse mózzo il capo, raccomandata la casa a la fante, se n’andò al monistero dei frati o siano monaci di Gradara. 11 di poi divolgatasi la cosa per Mantova, empi la città di compassione e diede assai che dir al volgo. Fu la smembrata creatura quel di medesimo seppellita. Il signor gonzaghesco celatamente tenne la sua amante molto tempo in certa abitazione e con lei perseverava a darsi buon tempo. A la fine con buon mezzi tanto si fece che al marito fu perdonato, e con questo egli anco perdonò a la moglie e per buona e bella la ripigliò. FINE DELLA PARTE PRIMA