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novella xxxiv 23

che ti servissero se non con il pegno in mano. Sono poi per il piú troppo sospettosi, invidi, ritrosi, commettitori di risse e discordie, rapportatori, maldicenti e pieni sempre di nuove chimere, con mill’altri difetti e mancamenti dei quali un solo guastarebbe ogni uomo, quantunque pieno d’ogn’altra bontá; di maniera che se dui bergamaschi si trovassero di brigata in una corte, sarebbero facilmente atti a porla in combustione e garbuglio e voltarla tutta sossopra con i loro ghiribizzi, fantastiche chimere ed imaginarie invenzioni. Ché tutto il di altro non fanno che farneticare ed imaginarsi questa cosa può essere e quella no, e da questi suoi capricci giudicano senza punto di giudicio quanto loro cade ne la fantasia. Mordeno poi sogghignando il compagno troppo volentieri e si burlano del tutto. Hanno anco del presuntuoso piú che le mosche ne l’autunno, né mai il padrone può cosí segretamente con chi si voglia favellare che essi non vogliano esser testimoni di quanto si dice; e dubitando che egli non sappia rispondere a le materie proposte, li pigliano la parola de la bocca e rispondono ciò che lor pare il meglio, o bene o male che si dicano. Come anco il padrone apre una lettera, egli cosí tosto non l’ha aperta che il bergamasco con l’occhio ingordo tutta non l’abbia trascorsa. Sovvienimi che quando questi miei signori Bentivogli signoreggiavano Bologna, che un bergamasco fece certo contratto col signor Giovanni Bentivoglio di condurre dal Bresciano nel Bolognese mercanzia di ferro e di rame, e perché esso mercadante veniva spesso in cancelleria, il signor Giovanni mi comandò che io avvertissi che il bergamasco non mettesse le mani su le lettere. Il che io diligentemente feci, e piú volte m’accorsi che egli voleva pur leggerne alcune, onde lui sforzato apertamente dirgli che non mettesse mano a lettera veruna. Che siano sospettosi ed ombrosi piú che i cavalli castrati, a questo ve ne potete avedere che se veggiono dui o tre a stretto ragionamento insieme, subito il capriccio gli entra nel capo che di lor si parli. Nel principio che un bergamasco entra in una casa è tutto umano, affabile, riverente, desideroso di servire, mansueto ed umile. Ma come ha fermato il piede, non conosce né benevogliente né amico. Ora che vado