Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu/219

2l6 PARTE PRIMA la scintilla de la gratitudine che in noi il soffiar di avversa fortuna non ha potuto estinguere, ci mostra ed alluma il camino per il quale andando non saremo chiamati ingrati. Conveniente adunque è che Angelica sia tua, la quale volontariamente in tuo poter si rimette e vuol sempre esser tua. E cosi io che suo fratello sono, qui per tua la lascio. — Detto questo, senza risposta attendere, Carlo uscito di camera col suo fante a casa ritornò. Anseimo intesa la preposta di Carlo e quivi veggendo quella che unicamente amava, e parendogli che ella ancor che ripugnato non avesse a Carlo non pareva contenta, stette buona pezza sospeso. Poi chiamata una sua zia che in casa era, volle che con le sue donne facesse compagnia ad Angelica. Egli uscito di camera mandò a chiamare tutti i suoi parenti ed amici, i quali in poco d’ora tutti vennero. Anseimo alora fatti accènder molti torchi, a quelli che venuti erano disse: — Amici miei e parenti, egli vi piacerà venir meco in un mio servigio. — E fatta chiamar la sua zia con Angelica e l’altre donne, a casa di Carlo con meraviglia di tutti s’inviò. Arrivati quivi, fece domandar Carlo, il quale incontinente venne giù a riceverlo dicendo: — Signor mio, che comandi? — Anseimo alora gli disse: — Carlo, poco fa tu venendo a casa mia insieme con tua sorella dicesti di volermi parlar in camera senza testimoni. Ora io ti dico voler parlar teco ne la tua sala a la presenza di tutta questa brigata. — E cosi in sala montarono, che era molto grande ma senza apparato veruno. Quivi Anseimo, udendo ciascuno, disse: — Onestissime donne e voi altri nobilissimi cittadini, io penso che tutti forte vi meraviglierete che io a quest’ora con tal compagnia sia in questa casa venuto, e con desiderio aspettate veder a che fine questa congregazione fatta sia, si come cosa forse nòn più usitata o veduta gran tempo fa. Se m’ascoltarete adunque io lo vi dirò. Pertanto devete sapere che la generosità degli animi umani, come ella è da la maestra natura inestata in quelli, mai non lascia che ne l’ope- razioni sue non mostri la bontà e l’altre vertù che sempre in quella germogliano, e quanto più vertuose opere e lodevoli produce, tanto più va ricercando materia ne la quale possa